Maternità Surrogata, l'intervento conclusivo pre-votazione della Senatrice Domenica Spinelli

Maternità Surrogata, l'intervento conclusivo pre-votazione della Senatrice Domenica Spinelli.

Grazie Presidente. Colleghi Senatori, signori del Governo, concludiamo in questo giorno il percorso normaƟvo di un’iniziaƟva che non nasce oggi, ma ha avuto inizio già nella passata legislatura con la prima firma di Giorgia Meloni. Coroniamo in questo giorno una baƩaglia che non finisce oggi, ma andrà avanƟ a difesa della dignità delle donne, dei diriƫ dei bambini, a custodia del senso stesso dell’umano. Sono emozionata e onorata di poter intervenire in dichiarazione di voto per il gruppo di Fratelli D’Italia. Ringrazio l’onorevole Carolina Varchi per aver riproposto il disegno di legge in questa legislatura. Ringrazio le Commissioni competenƟ di Camera e Senato per il lavoro svolto. Sia alla Camera che qui in Senato il dibaƫto è stato acceso, perché il tema tocca la carne viva delle persone. Ognuno ha portato il proprio contributo alla discussione, e credo che il passo che oggi compiamo in quest’Aula segni un avanzamento sul piano dei diriƫ e della dignità. Proprio rispeƩo al dibaƫto che c’è stato in Parlamento e nel Paese, permeƩetemi di fare una prima considerazione. La narrazione confusa delle opposizioni, con affermazioni spesso lontanissime dalla realtà, non aiuta infaƫ i ciƩadini che seguono i nostri lavori a comprendere di cosa si sta parlando. La maternità surrogata, o gestazione d’appoggio, o gestazione per altri, o GPA, non è una praƟca solidale. Si traƩa di una parƟcolare tecnica, nell’ambito di un contraƩo commerciale, aƩraverso la quale una donna partorisce un figlio concepito con fecondazione in vitro, e alla nascita lo consegna alla coppia o al singolo che lo ha commissionato. Per facilitare la cessione del neonato, si fa in modo che la donna che porta avanƟ la gravidanza e partorisce, cioè la cosiddeƩa madre surrogata, non abbia alcun legame geneƟco con il piccolo, perché per la fecondazione si uƟlizza l’ovocita di un’altra donna, la cosiddeƩa donatrice, in genere scelta su un catalogo per le caraƩerisƟche legate alla geneƟca, più o meno direƩamente, come l’aspeƩo fisico, o anche caraƩerisƟche intelleƫve. TuƩo il procedimento è regolato da contraƫ commerciali deƩagliaƟssimi, che coinvolgono la cosiddeƩa donatrice, la madre surrogata, l’uomo che fornisce lo sperma, la coppia o il singolo commiƩente, e tuƫ i professionisƟ coinvolƟ, dai medici agli avvocaƟ, fino alle biobanche. Questa è la praƟca che viene spesso definita con eƟcheƩe edulcorate, ma che noi preferiamo chiamare per la realtà di ciò che è: utero in affiƩo. Questo è l’utero in affiƩo. E poiché sƟamo parlando di esseri umani, non di un’automobile o di un jeans, o di un accessorio per completare l’ouƞit, deve essere chiaro che la praƟca in quesƟone comporta di faƩo una commercializzazione dei corpi delle persone. Non a caso, in Italia questa praƟca è reato da molƟ anni, e sanzionata aƩraverso la legge 40 del 2004, che punisce con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600mila euro a un milione “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameƟ o di embrioni o la surrogazione di maternità”. Dal divieto imposto dalla legge 40 è nato il turismo procreaƟvo verso quegli StaƟ nei quali l’utero in affiƩo non è proibito. E in questo modo, nonostante una giurisprudenza molto importante che in Italia ha speso parole durissime nei confronƟ della surroga, il divieto viene di faƩo aggirato. Per la nostra Corte di Cassazione, la maternità surrogata “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane, assecondando un’inacceƩabile mercificazione del corpo, spesso a scapito delle donne maggiormente vulnerabili sul piano economico e sociale”. Eppure si va all’estero, si torna con un bambino commissionato e acquistato al mercato della procreazione, e si torna in Italia potendo contare sul faƩo che non accadrà nulla. Fratelli d’Italia ha voluto portare avanƟ con coerenza e determinazione il proprio impegno per dire “basta” a tuƩo questo. Con l’approvazione di questa norma, tanto semplice quanto importante, l’utero in affiƩo potrà essere perseguito nei confronƟ dei ciƩadini italiani anche se praƟcato fuori dal territorio nazionale. Oggi come donna e come madre esprimo grande soddisfazione, perché le donne e i bambini non sono merce di scambio, perché le donne povere non si sfruƩano, perché la genitorialità non è un contraƩo commerciale. Da donna impegnata nelle isƟtuzioni sono altreƩanto soddisfaƩa perché sƟamo dando un quadro di certezza del diriƩo, rendendo effeƫva l’efficacia di una legge dello Stato. E perché sƟamo dando una risposta a quei sindaci coraggiosi che aƩenendosi alle leggi e alla giurisprudenza non hanno trascriƩo gli aƫ esteri. Ci si è trinceraƟ, nel dibaƫto pubblico di quesƟ mesi, dietro i diriƫ dei bambini. Ma in Italia non c’è un solo bambino, comunque sia venuto al mondo, che non abbia garanƟƟ dall’ordinamento tuƫ i diriƫ. Lo hanno riconosciuto le più alte magistrature italiane ed europee, dalla Cassazione alla Corte Europea dei Diriƫ dell’Uomo. Gli unici diriƫ davvero a rischio sono quelli negaƟ, e calpestaƟ, quando dei bambini si pensa di poter fare una merce da catalogo. Con questo intervento normaƟvo rendiamo la legge finalmente efficace, e punƟamo a scoraggiare una praƟca lesiva della dignità umana. Quella di Fratelli d’Italia è una baƩaglia di buon senso. Non è contro nessuno ma è a tutela della donna. A tutela delle donne, a tutela dei bambini, a fronte di un fenomeno che cela giri d’affari enormi nei quali il soggeƩo più fragile, e sfruƩato, sono donne in situazioni di vulnerabilità economica, in condizioni di bisogno. La delicatezza di questo tema, e il dibaƫto acceso che suscita nelle aule parlamentari e nella Nazione, non può essere un alibi per non affrontarlo. E noi lo abbiamo affrontato con tuƩa la giusta e necessaria determinazione. Oggi scriviamo una bella pagina di storia. A Fratelli d’Italia non interessa l’ideologia. E allora vogliamo ribadire con forza che la maternità non ha nulla a che vedere con questa praƟca commerciale disumana. Non possiamo avallare, con le azioni e anche con le omissioni, questa forma nuova di schiavitù della donna. Non vogliamo che siano cancellaƟ decenni di baƩaglie femministe. E sono curiosa di vedere quale sarà il voto delle donne di sinistra che siedono oggi in parlamento. Gli Italiani ci hanno eleƩo per scrivere le norme necessarie, e questa è una norma necessaria, a tutela della dignità della donna e dei diriƫ dei bambini, innanzi tuƩo alle proprie origini e alla propria idenƟtà. Questo governo e questa maggioranza parlamentare conƟnueranno a lavorare con coerenza sui temi per dare risposte concrete. Nel dichiarare il voto convinto e favorevole del gruppo di Fratelli d’Italia ribadisco l’impegno ad un lavoro conƟnuo per l’Italia e per gli Italiani, e lascio ai progressisƟ e al segretario del Pd, paladina delle baƩaglie perse, i microfoni e la ribalta dei palcoscenici musicali.

C.s. della Senatrice Domenica Spinelli

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