Mirko Tomassoni risponde al Comitato Paralimpico sammarinese

Mirko Tomassoni risponde al Comitato Paralimpico sammarinese.
Dato che della nota di Attiva-Mente sull’assenza di San Marino a Rio 2016, all’attuale Presidente del Comitato Paralimpico Sammarinese (CPS), Daniela Del Din, colpisce solo il fatto della mancata e specifica citazione del “casus belli” e, piuttosto che rispondere nel merito con argomenti reali, tira in ballo le persone citando nomi e cognomi, mi sento di dover replicare a titolo personale.

Intanto, credo sia giusto informarla che le persone che con me nel Direttivo portano avanti Attiva-Mente, e che nella riunione dello scorso 24 Marzo hanno condiviso con me tale nota, avrebbero voluta sottoscriverla con il loro nome e cognome.

Dico questo per renderle bene l'idea di quanto a noi stia molto a cuore l’operato del CPS, visto che lo abbiamo creato.

Entrando nel merito, credo che quanto da lei dichiarato non fa altro che confermare ciò che abbiamo scritto, e penso anche che non avesse tanti elementi per poter giustificare un qualcosa già deciso da molto tempo, due soli argomenti: l’aspetto economico e i risultati.

Il primo se lo è giocato il 2 Gennaio 2016 nel corso di una intervista alla RTV dove affermava che il CPS con ogni probabilità non avrebbe preso parte alle Paralimpiadi di Rio per via dei costi. E lì, abbiamo fatto presente che, nel caso, ce le saremmo accollate di tasca nostra le spese della “vacanza” (visto che lei la intende così).

Il secondo, considerato che a quel punto detta motivazione non le sarebbe bastata, non le rimaneva che l’altra carta, e cioè i risultati. Ed infatti, all'approssimarsi della scadenza dei termini per l’invio della richiesta delle “Carte Invito”, ha comunicato alla Federazione Sammarinese Tiro a Segno che non ci sono le condizioni per via dei risultati ottenuti.

La cosa fa specie perché da un lato, manca ancora una Gara utile di Coppa del Mondo che si terrà a maggio peraltro già coperta da fondi stanziati dal CONS, e dall’altro stupisce che la Del Din finga di ignorare quanto da noi comunicato dopo la Coppa del Mondo di Stoke Mandeville dell’anno scorso e ritrasmesso recentemente a firma dell’IPC Shooting Manager Sarah Bond “MQS is normally a requirement for qualification and bipartite application, however International Federations have the right to waive the requirement for MQS when awarding a bipartite place. Therefore, I would suggest that a bipartite application is made even if the athlete does not have MQS, and his case and situation will be assessed by the Bipartite Application review panel in order to make a final decision”. Anche l’inglese non è un’opinione.
Ciò ovviamente non avrebbe significato l'automatica certezza di partecipare, sia chiaro! perché poi, come nel 2012, saranno poi loro a valutare e dar risposta in un senso o in un altro nei termini del regolamento. Quindi, seppur minima, l’opportunità c’era.

Senza contare che analoghe possibilità (wild card) l’IPC le prevede in altre discipline, si veda qui www.paralympic.org/rio-2016/qualification.

Fatta luce sulla questione dei minimi e riguardo ai supposti villeggianti a carico dello Stato, mi rimane da esporre un’ultima riflessione:

Per la costruzione di una società inclusiva dicono che occorra iniziare elaborando anche Progetti apparentemente poco efficaci, ma che se realizzati con volontà ed entusiasmo, sicuramente andranno ad incidere sulle abitudini e le percezioni di una società altrimenti inadeguata a metabolizzare culturalmente certi valori.

E’ per questa semplice ragione, che sono profondamente convinto che l’aver deciso “a priori” di non essere presenti a Rio 2016, dove persino Paesi in via di sviluppo farebbero e fanno di tutto, permettendo ad uno o più loro rappresentanti di partecipare pur di dimostrare la loro condivisione del grande messaggio di cui le Paralimpidi sono portatrici, non solo ha poco a che vedere con lo Sport ma significa recare danno all’immagine di un intero Paese.

Mirko Tomassoni

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