Muccioli (Fupi - CSdL): "Stabilizzazione: critiche inconsistenti, scarsa conoscenza dei problemi del precariato"

Muccioli (Fupi - CSdL): "Stabilizzazione: critiche inconsistenti, scarsa conoscenza dei problemi del precariato".
La speranza è che l’energia espressa contro questo protocollo d’intesa si concentri sulle tante questioni perennemente irrisolte nella PA; prima di tutto gli appalti MILIONARI scaduti e riprorogati anno per anno

di Alessio Muccioli - Segretario FUPI-CSdL

È un fastidioso e inutile stillicidio di veleni riversati sul protocollo d’intesa relativo alla stabilizzazione, quello a cui assistiamo quotidianamente. Innanzitutto va ribadito, come ho già avuto occasione di dire, che si critica nella totalità l’accordo quando, in maniera del tutto parziale, si fa riferimento invece ad un solo punto; evidentemente non interessano le altre 6 pagine di accordo che invece non danno adito a speculazioni politiche o a possibilità di riversare altra bile sulle intese raggiunte.

Stupisce poi la pochezza politica e l’inconsistenza delle critiche che manifestano scarsa conoscenza della questione, e una volontà - forse ancora maggiore di chi vuole fare clientelismo - di speculare su situazioni che andavano affrontate e risolte (anche in modo risoluto) anni orsono.

Faccio presente la denuncia della mia Federazione fatta fin dall'ottobre 2013, con un primo articolo uscito sulla stampa, che chiedeva un intervento sull’istituto delle borse di studio, denunciando l’uso improprio di tale strumento, che veniva utilizzato sfruttando il vuoto legislativo in materia.

Si poteva e si doveva proporre una iniziativa legislativa per risolvere questo problema: chi lo avesse fatto avrebbe trovato un sicuro appoggio della nostra Federazione, che da anni ha cercato, senza che nessuno rispondesse, di intervenire sulla questione.

Scandalizzarsi ora serve a poco; bisogna fare di più e parlare di meno, a meno che si intenda la politica come semplice esercizio dialettico. Fingere che non esista un problema di precariato, denuncia una deficienza non tanto politica quanto umana. Si tratta di persone che prestano la loro opera da 10/15 anni a 1.500 euro mensili per mansioni altamente qualificate per le quali è spesso previsto anche un titolo di studio quale la laurea, senza riconoscere diritti quali ferie, malattia, contributi pensionistici.

Voglio poi aggiungere, per chi non lo sapesse, che nella precedente stabilizzazione del 2012 furono escluse alcune categorie di lavoratori che non corrispondevano esattamente alle fattispecie classiche proposte negli accordi di stabilizzazione; a seguito di ricorso il tribunale si è espresso chiarendo che tali dipendenti dovevano essere ricompresi in quella stabilizzazione, poiché non si doveva far valere tanto la forma di "arruolamento", quanto le caratteristiche di lavoro subordinato quali il dovere rispettare gli orari di ufficio, l’essere assoggettati a superiori, l'esclusione di autonomia nella prestazione lavorativa, e così via. Condizioni, queste, che oggi ritroviamo nelle tanto vituperate convenzioni e borse di studio farlocche. Chi volesse dividere il mondo tra buoni e cattivi, dopo tale sentenza avrebbe quindi una difficoltà in più.

Voglio chiudere questo intervento esprimendo la speranza che l’energia espressa contro questo protocollo d’intesa non sia svanita ma si concentri su tante questioni perennemente irrisolte nella pubblica amministrazione; tra queste la questione degli appalti è ormai diventata un mantra per la nostra Federazione. Ci risulta vi siano appalti milionari scaduti e riprorogati anno per anno nella nostra PA; chi vuole fare sul serio faccia un passo avanti, prego.

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