Natale, Indino (Confcommercio Rimini): "Non abbiamo certezze su cosa dobbiamo fare"
La dichiarazione del presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino: “Manca solo l’ufficialità al lockdown di Natale e ancora non abbiamo certezze su cosa dobbiamo fare. Siamo rossi di rabbia, lasciati soli a noi stessi. Mentre in Germania chiudono, ma sostengono le imprese e sono già pronti alla vaccinazione di massa, da noi si chiude, si apre, si richiude senza un’organizzazione definita e senza ristori adeguati. Almeno sul vaccino non facciamoci trovare impreparati: non possiamo perdere il treno della ripartenza”.
“Siamo rossi, ma di rabbia. Quasi sicuramente ci fanno chiudere ancora. Manca solo l’ufficialità e non sappiamo nemmeno come. Siamo allo stremo – denuncia il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino - e se non sarà il virus ad ucciderci, saranno i debiti che via via si accumulano per colpa di un governo incapace di mettere in campo soluzioni efficaci che tengano conto dell’enorme difficoltà in cui versano imprese, i lavoratori e le famiglie del nostro Paese. Eravamo pronti, avevamo aguzzato l’ingegno: nei locali le prenotazioni arrivate per Natale e Santo Stefano ci avrebbero dato ossigeno, il Capodanno a mezzogiorno avrebbe potuto funzionare, i commercianti avrebbero potuto mitigare un po’ il crollo dei consumi con la voglia di fare shopping natalizio. Invece ancora una volta a pochi giorni dal Natale non riusciamo a sapere con certezza cosa dobbiamo fare. Siamo lasciati a noi stessi. Purtroppo i legislatori non capiscono quali sono le modalità necessarie ad attivare un’impresa: come ribadiamo da tempo, servono i tempi per organizzare il lavoro, la spesa, la chiamata dei dipendenti. In Germania hanno deciso per un lockdown pesante per le festività, ma lo hanno deciso in tempo e hanno già adeguatamente sostenuto le imprese colpite. In più si sono organizzati per aprire spazi come le fiere per somministrare i vaccini alla popolazione, mentre il nostro governo al contrario chiude, apre, richiude, senza un’organizzazione definita, lasciando nella totale incertezza persone e imprese, promettendo ristori che, come nel caso del contributo per le spese di sanificazione, dal 60% è diventato una mancetta che copre circa il 9%. Così non va. Non ne possiamo più. Il comparto dei pubblici esercizi è al collasso, il commercio al dettaglio è a rischio e dovrà forse abbassare le serrande proprio in uno dei weekend in cui lavora di più durante l’anno. Senza dimenticare agenzie viaggio, bus turistici, strutture ricettive, guide turistiche, tutto ciò che ruota attorno al turismo che non c’è più. Ancora una volta i lavoratori autonomi pagheremo il prezzo più alto: centinaia di migliaia di persone. Così non si può andare avanti. Tantissimi imprenditori in questi mesi mi hanno chiamato per conosce la situazione, per avere consigli e delucidazioni. Ho ascoltato e fatto presente le nostre ragioni a tutti i livelli, dall’amministrazione locale a quella regionale, fino ai tavoli nazionali. In molti casi abbiamo ottenuto soddisfazioni con risultati senza i quali probabilmente molte imprese avrebbero già chiuso. Ho cercato il dialogo, la concertazione, la discussione, la proposta con risultati alle volte positivi, alle volte poco incoraggianti. Le aziende ora sono stanche e disperate. Questo governo naviga a vista e non ha un porto sicuro dove andare a rifugiarsi in attesa che passi la tempesta, non ha soluzioni valide che possano sostenere il tessuto economico, in particolar modo quello delle piccole imprese. Il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli è in contatto pressoché quotidiano con il governo e lo sta incalzando con richieste per la sopravvivenza, dalla moratoria fiscale ad un intervento massiccio e con meno vincoli da parte degli istituti di credito, fino ai ristori economici a fondo perduto adeguati a superare questo momento drammatico. Sappiamo che la ripresa andrà di pari passo con le vaccinazioni. Almeno su quello facciamoci trovare pronti: abbiamo perso tanto tempo e non possiamo perdere anche il treno che porterà fuori dalla pandemia”.
c.s. Gianni Indino, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini
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