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Non una di meno Rimini: "Gli effetti collaterali dell'Adunata degli Alpini raccolti in un archivio online"

2 dic 2022
Non una di meno Rimini: "Gli effetti collaterali dell'Adunata degli Alpini raccolti in un archivio online"

È online il sito web "Oltre l'Adunata" (www.oltreladunata.it) che raccoglie le testimonianze delle vittime, i comunicati del gruppo di Autodifesa Transfemminista e gli articoli della stampa sulla vicenda delle molestie e violenze sessuali avvenute a maggio 2022 durante l'Adunata degli Alpini a Rimini. Un archivio virtuale che racchiude la memoria collettiva di quei giorni, affinché non si dimentichi ma anzi si instauri con maggiore lucidità e consapevolezza un dibattito pubblico su quanto accaduto. Uno strumento che speriamo funga da monito affinché, tramite azioni di riduzione del danno e una diversa gestione dell'ordine pubblico, non si ripetano più simili episodi non soltanto alle prossime Adunate degli Alpini ma in generale a ogni grande evento che si terrà nella nostra così come in altre città. A distanza di pochi giorni dalla giornata per l'eliminazione della violenza sulle donne, che ha visto le strade di Roma inondate dalla marea transfemminista di Non Una di Meno al grido di "basta guerre sui nostri corpi", forti della sorellanza e della cospirazione collettiva torniamo a prendere parola come Autodifesa Transfemminista, realtà nata a seguito dell'Adunata e formata dalle esperienze convergenti di Non Una di Meno Rimini, Casa Madiba Network e Pride Off. Prendiamo parola dopo alcuni mesi di silenzio stampa durante i quali non siamo statə con le mani in mano ma abbiamo proseguito con il lavoro di ascolto di testimoni e vittime, di raccolta delle memorie, di supporto legale per chi ha espresso volontà di denunciare le violenze subìte durante l'Adunata. Mesi in cui abbiamo preferito creare un clima distensivo sulla faccenda, per mettere le donne e le soggettività lgbtq+ della nostra città nella condizione di poter valutare con serenità se dare continuità legale alla propria denuncia pubblica. Denuncia che, lo ribadiamo (non solo noi ma tutto il movimento femminista), non deve per forza passare da un tribunale per avere valore, per essere accreditata. Sorella io ti credo! Ricordiamo inoltre che sì, ci sono state delle denunce legali. Delle oltre 500 segnalazioni di molestie e violenze, tra cui 150 racconti dettagliati arrivati ai nostri canali social nei giorni dell'Adunata degli Alpini a Rimini (testimonianze che trovate raccolte nel sito web dove abbiamo inserito le più significative), sono più di una decina le persone che si sono rivolte a noi allo scopo di procedere per vie legali nonostante non siamo un centro antiviolenza formalmente riconosciuto. Questo dato dimostra quanto sia difficile ancora oggi in Italia esporsi di fronte alle autorità denunciando una molestia sessuale (in linea con quanto affermano gli studi sulla violenza "sommersa"). Le persone che si sono rivolte a noi sono state in primis accompagnate in un percorso di riconoscimento della violenza subìta, di cura e di sorellanza, fornendo tutte le informazioni e mettendo loro a disposizione gratuitamente la nostra avvocata. Come detto più volte, il nostro obiettivo non è colpire e rieducare il singolo perché, come recita un lungimirante slogan femminista, "l'uomo violento non è malato ma figlio sano del patriarcato". Come testimoniano le segnalazioni e le denunce presentate in forma anonima nel sito web, in tanti, troppi, durante i giorni dell'Adunata sono andati oltre ogni regola di buona convivenza, nascondendosi dietro la scusa della "goliardia" hanno oltrepassato ogni limite. Al cameratismo, al machismo, alla cultura dello stupro che investe la nostra società patriarcale e in particolare gli ambienti militari, noi rispondiamo in quanto femministe promuovendo una cultura basata sul consenso, sul rispetto della volontà, dei corpi e dei limiti psico-fisici delle persone con cui interagiamo ed educando a una sessualità consapevole. Lo facciamo durante le nostre iniziative, alle manifestazioni, alle feste. Lo facciamo a scuola, sul luogo di lavoro, nella vita di tutti i giorni. Lo facciamo perché in quanto soggettività oppresse non possiamo che batterci per cambiare la società eteropatriarcale, per cambiare i rapporti di potere che vogliono donne, persone razzializzate e soggettività lgbtq+ ai margini della società, discriminate e sfruttate. Basta guerre sui nostri corpi! Non ci interessa un approccio individualizzante e psichiatrizzante alla violenza di genere, che vorrebbe fare del singolo caso il capro espiatorio per la società affinché resti tutto come prima. Non ci interessa nemmeno un approccio meramente culturalista alla violenza di genere, che omette di guardare alle radici materiali della violenza, alle condizioni storico-economiche che creano disuguaglianza e subalternità. Vogliamo cambiare tutto! Nonostante le indagini a seguito delle denunce depositate siano ancora in corso, apprendiamo dalla stampa che il Comune di Rimini questo weekend ospiterà nuovamente un'iniziativa per il 150° Anniversario del Corpo degli Alpini. Nello specifico, una mostra e l'inaugurazione in un parco cittadino del monumento gentilmente donato da ANA. L'opera, che celebra la storia delle penne nere, non dimentica di citare il passato colonialista dell'Italia inserendo "anche un dromedario, perché il primo impiego in missione degli alpini fu tra le dune africane". Questa notizia non ci sorprende perché da subito l'atteggiamento del Comune di Rimini, del Sindaco Jamil Sadegholvaad e di molti enti istituzionali è stato quello di minimizzare i fatti riconducendoli alla cornice legalitaria delle denunce. Se non ci sorprende, vero è che questa notizia ci ferisce in quanto attiviste transfemministe e per la giustizia sociale ma, cosa ben più grave, rischia di ferire nuovamente le ragazze, le donne, le soggettività lgbtq+ che hanno subìto violenza sessuale, molestie, catcalling, ferisce tutte le cittadine e tutti i cittadini che dallo scorso maggio hanno forse capito che per quanto si professi progressista questa città e chi la governa rispondono del loro operato ai soliti potentati economici e cattolici. C'è una ferita che si è aperta con l'Adunata degli Alpini a Rimini. Questa ferita riguarda una parte della città, quella che ritiene che 168 milioni di euro di indotto economico portati dall'Adunata non valgano quanto l'integrità psico-fisica delle sue cittadine e cittadini. Una ferita che riguarda la dignità delle lavoratrici di negozi, hotel, bar e ristoranti a cui veniva chiesto di stare al gioco, di essere accondiscendenti anche quando venivano oltrepassati i limiti, quando non c'era consenso. Una ferita che riguarda le persone razzializzate e le microaggressioni con cui vengono colpite ogni giorno, anche da simili monumenti. Contro la censura e la distorsione fraudolenta della memoria degli oppressi, contro la voluta confusione fra aggrediti e aggressori, per tentare di rimarginare questa ferita tramite un esercizio di memoria pubblica, questo sito web è per tutti i collettivi, le associazioni, le persone che dal basso si autorganizzano e che si ritroveranno nella propria città l’Adunata. Questo archivio vuole essere per tutt* e di tutt*, vuole essere strumento collettivo e di supporto. Perché la memoria è un ingranaggio collettivo. Non sei solə!

c.s. AUTODIFESA TRANSFEMMINISTA Non Una di Meno Rimini - Casa Madiba Network - Pride Off




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