Popolo della famiglia sul Santarcangelo Festival
La cosa è a dir poco sorprendente se si considera che la manifestazione santarcangiolese è espressione di valori e tendenze che con la cultura e il sentire dei cattolici hanno davvero poco a che vedere. Anzi, possiamo dire che il Festival di quest’anno esprime e veicola in modo del tutto evidente anche ai più distratti, valori e stili di vita anticristiani, contrari all’insegnamento della Chiesa, del tutto alieni rispetto alla vita e agli interessi delle comunità parrocchiali.
Ci chiediamo quale possa essere la natura di tale collaborazione e la ragione di questa scelta. Desiderio di compiacere la pubblica amministrazione e la sua classe dirigente? Paura di apparire chiusi e poco dialoganti? Ammesso che un qualche dialogo sia possibile coi rappresentanti dell’”eco sessualità” - quelli che fanno sesso con gli alberi - solo per fare un esempio delle idiozie “culturali” presenti al Festival, è bene ricordare che dialogare è molto diverso da sponsorizzare.
Benché sia più che legittimo che una parrocchia ambisca ad essere pienamente inserita nel tessuto cittadino di cui è parte, questo non può significare concedere la propria adesione a manifestazioni che contraddicono in modo evidente e perfino provocatorio la fede cristiana. Questo vorrebbe dire rinnegare se stessi e la propria missione. Si addicono allora le parole del Papa del Concilio: “….Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri” (Paolo VI).
Invitiamo i responsabili parrocchiali di Santarcangelo a dire una parola di chiarezza e a ritirare l’adesione al Festival degli eccessi e delle provocazioni.
comunicato stampa
Il Popolo della famiglia - Rimini