Npr replica a Repubblica Futura
Abbiamo letto il comunicato che oggi 17 gennaio 2023 Repubblica Futura ha voluto dedicarci. Spiace dover constatare l’infimo livello al quale Nicola Renzi ha voluto portare il suo partito, ormai isolato, privo di idee ed ancorato alle retoriche del professorino. Non intendiamo rispondere a questo comunicato ed anzi riteniamo di riproporlo proprio affinché i cittadini si possano rendere conto che a Repubblica Futura sia rimasto solo il fango (di cui dispone in quantità industriale) quale arma politica. Noi preferiamo concentrarci sulla risoluzione dei problemi del paese, ma riproponiamo quanto dice di noi Repubblica Futura - non perché condividiamo ma perché i cittadini debbono sapere quanto sono caduti in basso: "Che le cose dentro NPL (pardon: NPR) non fossero proprio idilliache era ormai chiaro a tutti. Il cartello elettorale messo in piedi alla rinfusa prima delle elezioni tra compagni di viaggio che han dato prova di odiarsi cordialmente e di non avere nulla a che spartire se non la paura folle di non passare lo sbarramento (paura concreta che evidentemente il simpatico conducator di NPR, Gian Nicola Berti, aveva già sperimentato sulla sua pelle, contribuendo a seppellire Noi Sammarinesi e riuscendo nell’impresa di essere trombato in una tornata elettorale precedente). Si sa, l’unione fa la forza, e così nelle alchimie politiche, socialisti, democratici, liberali, liberisti estremisti di destra, giustizialisti, europeisti, sovranisti al mistrà, statalisti, possono convivere senza imbarazzi pur di stare attaccati alla poltrona. Chissà se anche gli amici di NPR hanno fatto queste considerazioni? Oggi il travaglio interno è palpabile: non si capisce più chi stia con chi, se il PSD sia anche con il PS, se Pedini Amati sarà l’uomo della provvidenza che non si candiderà più – lo dichiara lui da mesi, peraltro non richiesto – ma salverà la galassia NPR. Le due cose certe paiono comunque: uno, che un vecchio leone del passato, famoso per avere avuto un po’ di argent de poche in casa (un milioncino di euro, più o meno) e qualche problemino con la giustizia, sia ancora il mentore della reunion PSD. E, due, che la reunion PSD si è fatta, finora, in Tribunale, al processo per la famosa lettera anonima servita a far fuori Iro Belluzzi dalla Commissione Giustizia, infangandone la reputazione e sottoponendolo ad un vero e proprio linciaggio politico che, in molti ormai, suppongono essersi originato proprio dentro NPR. E così, davanti al caso eclatante di Alessandro Mancini, diventato celebre in campagna elettorale per averci fatto sognare al grido: “stavamo bene” – di fatto erigendo un monumento al periodo delle società anonime e del segreto bancario, quando la trasparenza era una bestemmia – è esplosa la bomba. Coerente con il dispregio per la trasparenza di cui alla sua campagna elettorale, Mancini – imprenditore e consulente, come si definiva nei suoi spot – si è rifiutato di dare applicazione al codice etico dei Consiglieri e di rendere pubbliche le sue posizioni debitorie. Avete capito bene: il presidente della Commissione Finanze, quella che deve ad esempio seguire da vicino questioncine da niente come le vicende della Banca di Stato, il debito estero, la realizzazione del progetto NPL, si rifiuta, unico tra i consiglieri, di rendere pubbliche le posizioni debitorie delle società di cui è socio. Non è in gioco qui, beninteso, la morbosità di farsi i fatti degli altri, ma solamente il principio sacrosanto, stabilito dal GRECO (cui evidentemente la maggioranza si ispira a corrente alternata), di evitare i conflitti di interesse. La questione è semplice: davanti ad un debitore che sia anche membro del Consiglio Grande e Generale, come si comportano le banche verso le quali è direttamente o indirettamente indebitato? O come si comportano le banche di fronte ad un Consigliere che chiede di contrarre un debito con una banca? Come con un cittadino qualunque oppure in modo “particolare”? Sia chiaro, non stiamo dicendo che nel caso di Mancini siano successe queste cose, stiamo spiegando semplicemente alcuni dei principi in base ai quali il Consiglio Grande e Generale ha adottato all’unanimità il codice etico. Dopo vari interventi dell’opposizione – Repubblica Futura ha chiesto a Mancini di fare un passo indietro dalla presidenza della commissione nel silenzio assordante della maggioranza – a fare da mattatore si è lanciato l’immancabile Gian Nicola Berti. Ingrassato da anni di consulenze bancarie e da quelle “istituzionali” in questa legislatura, incurante dei suoi costanti conflitti di interesse tanto che spesso in Consiglio parla di cause che lo riguardano o delle beghe dei suoi assistiti, gli è parso evidentemente normale abbandonarsi al suo afflato difensivo nei confronti di Mancini. Le argomentazioni sono state esilaranti e degne di nota. Prima l’invettiva solita sui dipendenti pubblici, poi la proposta clamorosa di pubblicare debiti, sofferenze, dichiarazioni dei redditi di tutti i sammarinesi – questa volta aveva nel mirino specialmente i dipendenti pubblici e la polizia civile – poi l’affermazione un po’ azzardata che se Mancini ha debiti, evidentemente è un buon politico perché non ha rubato (sic!). Basterebbe questo, ma alla fine Berti ha sbroccato con una nuova invettiva: le dichiarazioni di qualche Consigliere in merito al codice etico sono false! Tipico: il tuo cliente è cotto? buttala in caciara e forse riuscirai a far sembrare qualcuno più colpevole di lui. Repubblica Futura può tollerare le beghe interne di un cartello elettorale agonizzante, ed anche i soliti insulti di chi evidentemente ha perso ogni senso politico – se mai lo ha avuto. Certamente non può tollerare che la dignità e la credibilità del Consiglio Grande e Generale sia attentata da affermazioni che devono essere verificate e vagliate fino in fondo. Se Berti sa che qualche consigliere ha fornito dati fasulli faccia i nomi, se invece è solo un giochino di bassa lega chieda scusa e tragga le conseguenze per la sua carriera politica."
Francamente ci dispiace vederli cadere così in basso.
Gian Nicola Berti (capogruppo NPR)
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