Poste Spa, Csu chiede incontro urgente a cda
Con la definitiva conferma dell’uscita di Poste Spa dal sistema pubblico, le Federazioni Pubblico Impiego della CSU chiedono un incontro urgente al Cda per fissare alcuni punti fermi sul futuro dell’azienda E in vista dell’incontro, FUPI-CSdL e FPI-CDLS esprimono “preoccupazione circa la prevista riduzione del numero dei dipendenti prevista dal Piano Industriale 2021-2023 di Poste Spa” e dubbi sulla “sostenibilità e attuabilità” del nuovo piano aziendale. “Negli scorsi giorni - sottolineano le Federazioni Pubblico Impiego- a seguito di una nostra specifica richiesta, abbiamo ricevuto il ‘Piano Industriale 2021-2023’. Il documento, molto articolato e complesso, sarà oggetto di approfondita analisi da parte del sindacato e della Rappresentanza Sindacale, ma una sommaria analisi emerge chiaramente che larga parte del rilancio e del risanamento economico di Poste SpA si affida allo sviluppo del settore ‘pacchi’, oltre ai proventi derivanti dall’inglobamento del settore Filatelico e Numismatico; parte del risanamento finanziario si basa poi sui risparmi derivanti dalla riduzione delle zone postali e ad una - già attuata - riduzione dei costi finanziari collegati alla rinegoziazione del tasso applicato al mutuo sull’immobile di proprietà. La mancanza di prospettiva su altri servizi ad alto valore aggiunto - di tipo finanziario e legati alle telecomunicazioni - ampiamente presenti tra le attività altamente redditizie di Poste Italiane, ci fa sorgere alcuni dubbi sulla sostenibilità ed attuabilità del Piano Industriale”. Così, nell’ambito del “confronto serrato con i vertici di Poste SpA, che contraddistinguerà le prossime settimane, ci sarà l’opportunità di approfondire anche le prospettive ed i progetti futuri di questa società”. Riguardo invece alla trattativa sul nuovo contratto “è impensabile che il trattamento economico e normativo sia penalizzante rispetto a quanto applicato sinora” Le Federazioni Pubblico Impiego di CSdL e CDLS quindi ripercorrono le ultime tappe della vicenda Poste Spa a partire dal definitivo affossamento del progetto di legge di iniziativa popolare, che prevedeva la “internalizzazione di Poste S.p.A. nella Pubblica Amministrazione”, avvenuta nella Commissione Finanze del 13 gennaio scorso. “Ai pomposi comunicati stampa governativi - affermano FUPI e FPI- a supporto di questa decisione ed alle dichiarazioni imbarazzate di chi, nella passata legislatura, aveva sostenuto questo progetto, riteniamo che sia indispensabile fare chiarezza sulle affermazioni non corrette sentite in queste settimane. Come è stato sottolineato in una recente conferenza stampa da parte del Segretario di Stato al Turismo e Poste, la minor perdita evidenziata dal bilancio di Poste SpA per l’esercizio 2021 deriva in larghissima parte dalla riorganizzazione delle zone postali, ridotte da 36 a 26, al risparmio derivante dal relativo calo dei costi di noleggio auto e carburante ed al conseguente rientro nella PA di alcuni dipendenti”. Tutto ciò è vero, “ma va sottolineato che è avvenuto grazie alla disponibilità ed al senso di responsabilità del personale addetto alla consegna e delle organizzazioni sindacali. Va anche detto che tale intesa prevedeva la creazione di un gruppo di addetti “jolly” che avrebbero compensato le assenze per ferie e per quelle non prevedibili del personale addetto e supportato gli altri addetti nei picchi di lavoro: il tutto con l’obiettivo primario di non penalizzare l’utenza e non creare disservizi”. “A causa di una organizzazione del lavoro a dir poco discutibile, - proseguono le Federazioni sindacali - spesso pianificata giorno per giorno, oggi assistiamo a carichi di lavoro sempre più penalizzanti per i postini ed al progressivo peggioramento dei servizi all’utenza. È necessario pianificare in maniera trasparente e condivisa il “piano ferie” per il corrente anno e definire in maniera chiara e concertata il piano di sostituzioni e di supporto ai vari comparti, ivi compresa la definizione delle modalità organizzative e di gestione del personale conseguente all’accorpamento dell’Ufficio Filatelico e Numismatico”. Con la definitiva conferma dell’uscita di Poste SpA dall’ambito del settore pubblico, per FUPI-CSdL e FPI-CDLS “va rivisto l’approccio legato alle relazioni industriali e sindacali, il Consiglio di Amministrazione ed il Direttore Generale diventano i punti di riferimento per le prossime trattative. In questo contesto la Rappresentanza Sindacale dovrà svolgere un ruolo di primo piano e, con il supporto del sindacato, essere il punto di riferimento diretto della Direzione per affrontare le complesse problematiche interne all’azienda, senza l’intromissione di altre figure esterne a Poste SpA. A tal fine sarà indirizzata al Presidente del C.d.A. ed al Direttore Generale di Poste SpA la richiesta di un incontro urgente, con l’obiettivo di definire le future regole del confronto interno, affrontare le numerose problematiche organizzative e del personale e iniziare un approfondimento sul futuro contratto aziendale di natura privatistica di Poste SpA”. Riguardo alla prossima definizione del contratto di lavoro, le Federazioni Pubblico Impiego della CSU ribadiscono quanto detto alle controparti presenti alla video-call del 3 Febbraio scorso: “E’ indispensabile porre alcuni punti fermi: è impensabile che il trattamento economico e normativo sia penalizzante rispetto a quanto applicato sinora e, soprattutto, qualora Poste SpA richieda la disponibilità a maggiore flessibilità, questa dovrà essere adeguatamente compensata dal punto di vista economico. Ci preoccupa la prevista riduzione del numero dei dipendenti e l’ipotesi citata nel Piano Industriale di passare la ‘rimanente forza lavoro con contratto pubblico al nuovo contratto di lavoro privato’. A tal fine va ribadito che un ulteriore punto fermo, non negoziabile, che è la garanzia dell’applicazione dell’ambito contrattuale pubblico a tutti i dipendenti – precari o a tempo indeterminato – che oggi sono assoggettati a tale condizione contrattuale”. “La mancanza di prospettiva – concludono FUPI-CSdl e FPI-CDLS - su altri servizi ad alto valore aggiunto, di tipo finanziario e legati alle telecomunicazioni, ampiamente presenti tra le attività altamente redditizie di Poste Italiane, ci fa sorgere alcuni dubbi sulla sostenibilità ed attuabilità del “Piano Industriale” di Poste SpA. Nell’ambito del confronto serrato con i vertici di Poste SpA che contraddistinguerà le prossime settimane ci sarà l’opportunità di approfondire anche le prospettive ed i progetti futuri di questa società”.
c.s. Csu