Precari scuola: "Discriminare o non discriminare: questo è il dilemma"
Qualche settimana fa è stata presentata una bozza di legge per regolarizzare i dipendenti pubblici e quindi anche gli insegnanti precari. È stato sottolineato più volte che si tratta solo di una bozza, passibile di variazioni a seguito di contrattazioni tra Governo e Sindacato, ma sembra che a nessuno interessi realmente tutelare la categoria dei professionisti della scuola e mostrare, nelle dovute sedi, le incongruenze e le forti differenze fra i dipendenti del settore Pubblico Allargato e quello della scuola (in verità un Sindacato sta già lavorando per i nostri diritti). Noi, comunque, abbiamo letto questo documento attentamente e non riusciamo a digerire le illogicità in esso contenute.
L’attuale bozza, infatti, prevede che per essere regolarizzati in tutti i settori della Pubblica Amministrazione, sia necessario avere almeno 5 anni di servizio mentre, nell’ambito della scuola, vengono richiesti 42 punti, pari almeno a 7 anni di servizio. Cosa giustifica questa differenza? Perché tutti devono avere 5 anni di servizio alle spalle e noi 7?! Il nostro lavoro prevede di svolgere ore di insegnamento legate al calendario scolastico e in aggiunta, un monte ore obbligatorie dedicate alla programmazione, formazione, collegio docenti, consigli di classe, ricevimenti e il lavoro di preparazione dell’attività didattica. La differenziazione tra gli insegnanti e i dipendenti pubblici impiegati in ogni altro settore, non trova alcuna motivazione di esistere e non si spiega in alcun modo una tale disparità di trattamento.
Inoltre nella bozza di accordo è scritto che si conteranno come validi, i punti maturati a giugno 2015. Essendo l’anno scolastico 2015/2016 ormai in corso da mesi, è assolutamente logico, invece, che i punti che si stanno attualmente maturando, rientrino nel conteggio totale al fine di esaudire il parametro richiesto dalla stabilizzazione. È ovvio, pertanto, che è necessario stabilire a giugno 2016, il termine ultimo per maturare punti validi. Tale ragionamento è talmente scontato, da essere già stato adottato nell’ultima stabilizzazione, quella del 2012. Ma nel 2015 non va più bene. Perché? Da ultimo torniamo alle “famose” fasce previste per coloro che non hanno il parametro richiesto per essere regolarizzati. In tutti i settori della Pubblica Amministrazione sono previste due fasce: una che va da 0 a 2 anni e l’altra da 2 a 5 anni di servizio. Per i docenti, non è prevista alcuna fascia intermedia. Come da bozza attuale, coloro che hanno meno di 7 anni, sono paragonati a coloro che hanno solo pochi mesi di servizio e non si tiene in alcun conto dell’esperienza maturata. Perché nessuno ha previsto modalità di tutela per chi ha già lavorato e maturato anni e anni di servizio? Perché i docenti che non rientreranno nella regolarizzazione, devono essere tutti uguali, mentre sono previste fasce di tutela per tutti gli altri dipendenti pubblici?
Sappiamo che solo il Sindacato potrà contrattare con il Governo e proporre modifiche a questa bozza, ma non ci spieghiamo come, possa essere che coloro che si ritengono specialisti nel settore, non vedano che questo testo, così com’è, proprio non va.
Comunicato stampa
Un gruppo di precari della scuola