Programma di Governo sul fisco, Csdl: "Ci sono alcuni buoni propositi, ma anche qualche ritorno al passato"
Nel programma del nuovo Governo non è prevista la riforma IGR, ma "solo" qualche aggiustamento ed il potenziamento dei controlli. Saranno le solite chiacchiere? Addirittura, si ipotizza la reintroduzione del regime forfetario per le piccole imprese.
Nel programma di Governo per la XXXI legislatura si legge ancora una volta che c’è la volontà di andare nella direzione auspicata, ovvero l’accertamento dei redditi reali; temiamo però che siano le solite frasi di circostanza. Peraltro, viene ipotizzata l’introduzione del "concordato preventivo annuale" per le piccole imprese, ovvero il ritorno al sistema forfetario, che sembrava seppellito per sempre. Ci pare una contraddizione in termini, rispetto all’obiettivo prioritario prima ricordato. Viene abbandonata l’ipotesi della riforma fiscale, in luogo di qualche ‘aggiustamento’ finalizzato a "recuperare alcune sacche di base imponibile", oltre che a rivedere le attuali passività deducibili. La nostra lettura, che naturalmente auspichiamo sia sbagliata, è che, con queste premesse, pagherebbero di più solo quelli che il loro dovere lo fanno già, come i lavoratori dipendenti ed i pensionati. Relativamente alle persone fisiche, queste due categorie sono le uniche che in media hanno perso potere d’acquisto e, nonostante questo, hanno pagato più tasse per effetto della mancata applicazione del fiscal drag. Riteniamo che a ciò occorra porre rimedio. Ammesso e non concesso che si vada davvero nella direzione del potenziamento dei controlli e dell’emersione dei redditi nascosti, rimane il tema del cosa si può mettere in atto per fare giustizia rispetto a decenni di lassismo. Le conseguenze sono state, tra l’altro, un debito pubblico enorme e l’assenza di investimenti pubblici nei settori strategici. Per limitarne gli effetti nefasti in prospettiva, occorre certamente puntare sullo sviluppo economico, ma anche chiedere conto a chi ne ha approfittato. Non siamo d’accordo con chi sostiene che ormai il passato è passato e dobbiamo solo guardare avanti. La presenza di patrimoni enormi, a fronte di dichiarazioni dei redditi imbarazzanti, ci convince ancora di più che, in particolare a coloro i quali hanno sempre pagato il dovuto per tutta la vita, occorre dare una risposta, in termini di giustizia fiscale e sociale. Per questo insistiamo sull’introduzione di un’imposta sui patrimoni plurimilionari improntata all’equità e non come quelle attuate dai Governi degli ultimi 15 anni, quando non riuscivano a chiudere i conti del bilancio dello Stato. Peraltro, una delle ragioni della recente proliferazione di società immobiliari è probabilmente proprio quella di cercare di non pagare neanche le poche imposte cui non si è riusciti a sfuggire finora. Riteniamo che la proposta rivolta dalla CSU al Governo nel 2018 sia tuttora attuale: esclude gli investimenti dalla base imponibile (per noi è ovvio, ma non lo è stato per quell’Esecutivo) e salvaguarda coloro che il proprio dovere lo hanno fatto e lo stanno facendo, compresi gli imprenditori che pagano fino all’ultimo centesimo. Sappiamo che le imposte patrimoniali nel nostro Paese sono un tabù: rimaniamo comunque dell’idea che quella proposta, che può essere approfondita in maniera dettagliata e aggiustata, possa costituire un elemento di equità, oltre che finalizzata a finanziare gli investimenti e uno stato sociale che sarà sempre più costoso, stante il progressivo invecchiamento della popolazione.
c.s. CSdL
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