Redditi dei lavoratori autonomi 2022: in media superano i 40.000 euro annui, grazie ai pochi che guadagnano tantissimo
La differenza percentuale tra i redditi imponibili complessivi dichiarati, rispetto a quelli derivanti dalla sola attività professionale, è meno marcata rispetto alle imprese individuali, perché i redditi da lavoro sono mediamente più alti, con picchi significativi.
RSM 27 agosto 2024 - Dopo aver analizzato i redditi imponibili dichiarati nel 2022 dalle imprese individuali, prendiamo ora in esame quelli dei lavoratori autonomi: si tratta per la gran parte di commercialisti ed avvocati e li confrontiamo, anche in questo caso, con il 2014 ed il 2018. Ci pare interessante anche la comparazione. Tale categoria di lavoratori ha a sua volta registrato un incremento dei redditi imponibili dichiarati nell’arco di 8 anni, ovvero dall’entrata in vigore nel 2014 della riforma tributaria, ma dimezzato rispetto ai titolari di imprese individuali. Un’altra differenza è che il numero di lavoratori autonomi non è diminuito, anzi è aumentato. Seppure in misura inferiore rispetto alle imprese individuali, permane una buona parte che dichiara redditi da lavoro molto bassi: nel 2022 il 21,5% non arriva a 15.000 euro annui, il 35,2% è compreso tra tale valore ed i 30.000 euro annui, mentre il restante 43,3% supera tale ultima soglia. La media è 42.338 euro annui. I redditi dichiarati sulla base dei tre scaglioni presi a riferimento erano rispettivamente il 35,5%, il 32,2% ed il 32,3% nel 2014, ed il 33,3%, il 33,6% ed il 33,1% nel 2018. Il reddito medio è stato di 34.325 euro nel 2014 e di 33.360 euro nel 2018. Questo dato anomalo potrebbe essere giustificato, almeno in parte, proprio dall’aumento del numero di lavoratori autonomi: 55 unità in più nell’arco di questi 4 anni (da 633 a 688, pari all’8,7%). Ha quindi inciso una discreta quantità di giovani che avevano avviato la loro attività professionale da poco tempo. Per la cronaca, tale numero è sceso di 35 unità nel quadriennio successivo (653 nel 2024). Si è quindi registrata una diminuzione significativa di coloro che dichiarano redditi bassissimi, tra il 2014 ed il 2022: in tale ultimo anno, per circa il 10% dei 656 lavoratori autonomi hanno superato 100.000 euro. Negli 8 anni cui si è fatto riferimento, il reddito imponibile medio è aumentato del 23,3%, ovvero superiore, seppur di poco, rispetto all’inflazione. I redditi aggiuntivi, determinati in prevalenza da rendite catastali e affitti, come già posto in evidenza, ma verosimilmente anche da rendite finanziarie, hanno prodotto il seguente risultato: nel 2022 il reddito medio complessivo è stato pari a 51.171 euro annui, ovvero il 20,9% in più di quello da lavoro, mentre nel 2014 e nel 2018 l’incremento è stato rispettivamente del 18,6% e del 22,4%. Quindi, anche nel caso dei lavoratori autonomi, la tendenza è tutto sommato stabile. In gran parte, sono sovrapponibili le considerazioni svolte nel comunicato precedente rispetto ad alcune variabili, che non stiamo a ripetere. In valore assoluto, nel 2022 i redditi aggiuntivi dei titolari di imprese individuali e dei lavoratori autonomi sono quindi i medesimi (rispettivamente 8.573 ed 8.833 euro), mentre la base di partenza, ovvero il reddito da lavoro, è nettamente differente: quello dei secondi è maggiore del 60%. Si può affermare che, in effetti, commercialisti ed avvocati subiscono di meno la concorrenza esterna, rispetto a commercianti ed artigiani: ciò, almeno sulla carta, potrebbe giustificare margini di guadagno superiori. Dall’altra parte, mentre l’attività dei primi è più soggetta alla fatturazione, i secondi operano in maniera molto più significativa con i privati cittadini e per singoli importi più ridotti: i pagamenti sono spesso in contanti ed in maniera non tracciabile. Non c’è dubbio che ciò si presti molto di più a fenomeni elusivi. Sono solo congetture, ci rendiamo conto, ma non riusciamo a trovare un’altra spiegazione rispetto ad una differenza così marcata tra i redditi complessivi e quelli da lavoro.
CSdL
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