A volte capita che coloro che svolgono il ruolo di governo perdano il contatto con la realtà del paese che dovrebbero governare. Per tanti motivi. Succede, talvolta, nei grandi Stati che rappresentano realtà complesse da gestire. Sta succedendo, con ogni evidenza, pure in un piccolo paese come la Repubblica di San Marino. Dopo il rientro da Dubai dell’ingombrante e costosa carovana governativa, mai vista in precedenza, si torna alla quotidianità della nostra Repubblica ben poco scintillante rispetto agli scenari degli Emirati Arabi, continuamente pubblicizzati dal telegiornale della nostra televisione. La deprimente realtà del sistema sanitario pubblico, della spesa pubblica fuori controllo, delle enormi somme di denaro prese in prestito senza un’idea su come restituirle, della “terra da ceci” (come da profezia gattiana) in Tribunale, delle aziende pubbliche che fanno fatica anche semplicemente organizzare la raccolta dei rifiuti, della scomparsa di ogni ipotesi di rinegoziazione di accordi ormai vetusti con l’Italia e di ogni prospettiva di un accordo di associazione con l’Unione Europea, del sistema bancario con tanti problemi irrisolti senza accordi con Banca d’Italia, del sistema scolastico in preda all’improvvisazione, di una pubblica amministrazione ridotta a terra di conquista delle varie fazioni al governo, dei tanti segreti di Stato: tutto ciò è un pesantissimo macigno sul presente e sul futuro del Paese. Le organizzazioni di categoria, perfino l’ANIS, sono costrette a rilevare che non esiste una politica industriale, che il sistema del credito delle banche alle imprese è seriamente compromesso, che il settore turistico è sotto pressione con scarsi sostegni, che il sistema pensionistico si sta degradando velocemente, che molte famiglie mancano di adeguate iniziative di aiuto.
Dinnanzi a tutto questo, le azioni che il Governo va mettendo in campo sono ricchi contratti di consulenza, incarichi nelle Segreterie di Stato, generose delibere di spesa, posti nei Consigli d’Amministrazione, munifiche deliberazioni in Commissione Conciliativa, concorsi sempre meno credibili e nomine parentali qua e là. Questa è la strategia - nella tradizione di una certa Democrazia Cristiana prontamente sposata dagli ex rivoluzionari di RETE e dall’insalata mista e litigiosa di NPR - per conquistare la fiducia dei cittadini. Ovviamente a spese di un bilancio pubblico disastrato, tenuto in piedi con enormi debiti, il cui conto sarà presto o tardi presentato a tutti i sammarinesi, soprattutto alle nuove generazioni. La grossa ammucchiata che sostiene l’attuale governo, una maggioranza nata dopo le elezioni senza avere presentato ai cittadini nessun programma e senza dichiarare con chi si sarebbe governato, si distingue sempre di più per la litigiosità e per la rassegnazione ad assecondare un esecutivo impegnato ad inseguire la peggiore politica. Ogni tanto qualche consigliere cambia casacca, qualcuno criticato e qualcuno no a seconda della convenienza politica del momento. Finora il grosso di questi consiglieri si rifugiava nella terra di nessuno del cosiddetto “gruppo misto”, ora anche in altri partiti. Il paradosso è che, invece di interrogarsi sul perché di migrazioni così consistenti (e sembra che non sia finita), si reclamano “vincoli di mandato” per per incatenare i consiglieri a partiti che hanno palesemente tradito gran parte delle promesse ai propri elettori. L’arroganza, che spesso accompagna chi ha perso contatto con il paese reale, impedisce ogni riflessione critica. L’intimidazione, nei confronti di chiunque dissente da questa prassi politica malata, sostituisce il ragionamento. Purtroppo, con ogni evidenza, questa pericolosa spirale continuerà. Il nostro Paese sarà trascinato ancora verso un presente ed un futuro sempre più difficili. I miracolati del governo e dintorni non vogliono rinunciare ai propri previlegi. A nessun costo.