Non vogliamo entrare nel merito delle accuse di Rete e del Segretario agli Interni Elena Tonnini, perché ne comprendiamo lo stato d'animo. Entrambi, in ruoli diversi, sono alle prese con un difficilmente spiegabile clamoroso dietrofront rispetto a tutte le posizioni prese in passato, in primis quella a sostegno dei redditi dei lavoratori, da sempre battaglia di Rete (nella versione pre Governo, almeno). Quindi comprendiamo le difficoltà di spiegare perché oggi che hanno obbligato i lavoratori dipendenti privati e pubblici a stare a casa col 30% della retribuzione e gli insegnanti a lavorare (sottolineiamo questa parola) prendendo il 60% di quanto gli spetta, in barba a qualsiasi contratto di lavoro. Al di la di tante parole, non un chiarimento su questo. La nostra proposta era di una semplicità incredibile: evitare tagli così ingenti ai redditi dei lavoratori obbligati a stare a casa, per mantenerne la capacità di spesa e di consumo (indispensabili per pensare ad una ripresa economica), portando al 75% gli importi di Cassa Integrazione (per i dipendenti privati) e retribuzione ridotta (per dipendenti Pa). E garantire il proprio reddito a chi sta lavorando, come gli insegnanti (come per tutti quelli che stanno facendo Smart working). Consapevoli che i soldi scarseggiano (per informazioni sui motivi possono chiedere ai loro colleghi democristiani, quelli che hanno creato quel sistema bancario che oggi ha tanto peso sul bilancio e che hanno lasciato il bilancio in deficit fin dal 2009), abbiamo anche proposto la soluzione: lavorare a livello politico e diplomatico per reperire i necessari finanziamenti a basso costo e a lungo termine, per importi significa. Ma lavorare sul serio, non con le chiacchiere. Perché le chiacchiere abbondano ma i risultati al momento sono zero. E le conseguenze si ripercuotono sui lavoratori, costretti a pesanti tagli retributivi, e sulle aziende che ad oggi hanno avuto zero sostegni dallo Stato. Siamo l'unico Stato al mondo che sta affrontando questa crisi coi tagli, e Rete ne ha una significativa responsabilità. Così come avrà la responsabilità del deserto economico che si creerà e, speriamo di no, dello scontro sociale che si potrà creare in una situazione del genere. Infine che la Signora Tonnini si senta costretta a prendere carta intestata della Segreteria di Stato per rettificare dichiarazioni da lei stessa fatte la dice lunga sulla totale confusione in cui purtroppo quella Segreteria oggi versa. Tanto dovevamo.
Repubblica Futura