Rete chiede di rivedere il bilancio Carisp
Il FMI non è, dunque, né la bibbia né un ente moralmente superiore, quanto invece un ente che periodicamente verifica lo stato dei conti degli Stati, che è bene ne tengano conto purché rimanga chiaro che gli Stati sovrani decidono autonomamente.
Fatta questa premessa, spiace vedere che le forze politiche fanno a gara per chi è più in linea con il FMI e le sue politiche repressive per gli Stati, vantaggiose per le lobby rappresentate.
Alla riunione svolta tra FMI e Commissione Finanze erano presenti tutti i partiti, di maggioranza e opposizione. Da giorni la propaganda governativa consiste nel ripetere che tutto va bene, che il FMI si è complimentato per il lavoro svolto, che la crescita lascia ben sperare: la solita volontà di tenere nell’ignoranza i nostri concittadini, quelli che loro vogliono sudditi.
Ogni cittadino è libero di credere alle armi di distrazione di massa di un governo che confida nelle informazioni pilotate per nascondere sotto il tappeto la verità.
Ma i membri della commissione finanze presenti a quella riunione sanno bene come sono andate le cose, e negarle o fingere che non esistano non aiuta a risolverle.
Sfido gli altri commissari a smentirmi se non è vero che ad inizio riunione il FMI ha ravvisato che la crescita del 2% registrata nel 2016 è scesa all’1% nel 2017, a causa delle iniziative prese con leggerezza dal governo sul sistema bancario che hanno ingenerato sfiducia nei risparmiatori, i quali hanno spostato altrove i soldi creando nelle banche una crisi di liquidità che ha impedito loro di fare credito, bloccando l’economia.
A fronte di questo sentire Celli affermare che una crescita del 3,5% “in un biennio” è segnale di ripresa fa male! Un biennio? Ma che vuol dire? Se un anno cresciamo del 9% e l’anno successivo perdiamo l’8%, non possiamo dire che “in un biennio” siamo cresciuti dell’1%! Dobbiamo dire che abbiamo perso l’8% nell’ultimo anno! Un governo onesto, non costretto a mentire, dovrebbe dire che da quando si è insediato questo governo la crescita si è ridotta del 50%.
Altre due questioni: il FMI dice che il debito dello Stato è passato dal 22% (fine 2016) a circa il 60% (fine 2017), e intima di non procedere con la trasformazione dei crediti di imposta delle banche in titoli di debito pubblico per evitare uno shock tale da compromettere la tenuta del sistema finanziario e dello Stato, portando il debito dello Stato al 80%.
In seguito a queste considerazioni Celli fa il centesimo dietro front in un anno.
Spiace che sia l’emissione di 200 milioni di titoli di stato, sia la trasformazione dei crediti di imposta in titoli di debito il governo li abbia introdotti con forzature in agosto, salvo poi ritirarli entrambi su pressioni del FMI.
Il movimento RETE aveva indicato fin da luglio di non procedere con queste misure, e avremmo potuto risparmiare diverse decine di migliaia di euro se solo ci fosse stato buon senso, dialogo e volontà di collaborare.
Infine i 534 milioni di perdite di Cassa. Nessuno della maggioranza è stato in grado di controbattere alla pretesa del FMI di inserirlo immediatamente a bilancio dello Stato, certificando nei fatti un default pilotato.
Certo che nel bilancio dello Stato dev’esserci traccia delle garanzie prestate per salvare Cassa, cosa che abbiamo insistito per introdurre durante la discussione del bilancio, e trovando il solito diniego cieco del governo.
Ma prima ancora di inserirlo credo sia il caso di smentire quel bilancio liquidatorio, fatto da amministratori che sono scappati il giorno nuovo, con una vigilanza anch’essa fuggita contemporaneamente, con previsioni di perdite smentite dal ritorno di capitali che sta già avvenendo! Altro che spalmare sulle spalle dei cittadini 25 anni di sciagure: rivedere quelle cifre fasulle, poi inserirle a bilancio.
Io, per conto di una maggioranza silente, ho controbattuto al FMI che mentre loro fanno –legittimamente- politica finanziaria, noi ci sforziamo di fare politica tout-court, dunque non ci interessa solo la tenuta delle banche ma anche l’occupazione, la sostenibilità del modello paese, e il nostro stato sociale che non siamo disposti a sacrificare sull’altare ragionieristico dei nuovi aristocratici alla ricerca di sudditi.
Noi crediamo nei cittadini, non nei sudditi.
Ora però le cose sono due: o il governo rivede quel bilancio fasullo, servito unicamente a far fuggire capitali, oppure lo deve inserire tutto a bilancio nel 2018 rischiando di ingenerare dissesti economici indelebili.
Oppure le vie di mezzo, le bugie, le mezze verità… ma questo ormai è un film vecchio fatto da gente con le radici nel malaffare dei primi anni ’90. A noi, che intendiamo guardare avanti, non più indietro, non interessa più.
Capogruppo
Roberto Ciavatta
Movimento RETE