Rete: Solidarietà straordinaria
Ultimamente il Congresso di Stato ha nominato i due membri del comitato che deve gestire il fondo straordinario di solidarietà, rimasto fermo per un paio di mesi a seguito delle dimissioni di due su tre dei membri che lo compongono. Poi ci sono i tempi tecnici per farlo entrare in funzione e intanto chi ha davvero bisogno aspetta.
Forse non è solo questione di tempi ma anche di priorità. A marzo RETE aveva chiesto alla Reggenza di convocare una sessione “davvero” straordinaria del Consiglio, non tanto per dibattere genericamente della disoccupazione, ma con l’impegno di uscire dall’aula con un atto normativo immediatamente attuativo con una forma di tutela al reddito di disoccupati ed inoccupati.
Una sessione straordinaria effettivamente è stata convocata: è stata quella di agosto, per accondiscendere alle esigenze degli imprenditori del polo del lusso e concedere loro crediti di imposta e sgravi fiscali in deroga alle leggi sammarinesi.
La possibilità di attuare procedure straordinarie dunque esiste, ma le necessità dei cittadini in gravi difficoltà non sono considerate urgenti da questo governo.
Gli ammortizzatori sociali esistenti (compreso il fondo straordinario di solidarietà) da tempo non sono sufficienti, non sono universali, hanno limitazioni di accesso, di tempo e di somme messe a disposizione e non danno risposte continuative ad una disoccupazione che è destinata ad aumentare, coinvolgendo fasce sempre più difficili da rioccupare (le statistiche indicano che dei quasi 1500 disoccupati, 447 sono persone over 40).
Con piacere leggiamo nella delibera del Congresso di Stato del 4 agosto che vengono devoluti al fondo di solidarietà gli avanzi dei semestri reggenziali del 2014 ed il gettone di presenza della seduta consiliare del 18 dicembre 2014 devoluto in beneficienza dai membri del Consiglio Grande e Generale per un totale di 45.487,93 euro. Si comprende tuttavia come somme del genere non possano corrispondere alle esigenze dei disoccupati ai quali serve una risposta subito, non concepita come elemosina ma come automatismo di giustizia sociale.
Per questo sosteniamo la necessità di prevedere meccanismi selettivi di tutela del reddito dei disoccupati e inoccupati, dando delle risposte immediate, a chi ad esempio deve pagare il mutuo, prevedendo la spendibilità di questi redditi solo internamente al paese rilanciando anche i consumi. Attualmente in europa i paesi che stanno riprendendo la propria economia sono proprio quelli che riescono a trovare meccanismi per rilanciare il consumo interno.
È’ chiaro che questo intervento debba essere inserito ad una revisione di sistema, con metodi di accertamento del reddito (e dei patrimoni che producono reddito) del nucleo familiare e che affronti anche le numerose distorsioni esistenti, come i circa 7 milioni e mezzo di euro all’anno in cassa integrazione, oppure gli sbilanci dei fondi pensionistici che rischiano di compromettere il patto intergenerazionale, fino agli appalti concessi con differenze di costo irrisorie ad operatori esterni anziché coinvolgere i disoccupati sammarinesi.
La solidarietà non basta, occorrono politiche attive che diano risposte di sistema nel garantire l’obiettivo primario di equità, benessere e sicurezza dei propri cittadini, non politiche accondiscendenti a garantire privilegi di chi di volta in volta fa pressione per garantire privilegi di singole categorie.