Rete sul referendum sulla legge elettorale
Pecoroni, truffatori, imbroglioni, bugiardi: queste sono le parole con cui i sostenitori del comitato contrario al referendum sulla legge elettorale stanno basando la propria propaganda. Non si entra mai nel merito delle questioni preferendo un continuo nascondersi dietro a slogan tanto patetici quanto offensivi. Rappresentatività, governabilità, volontà popolare: questi sono i temi su cui ci si dovrebbe confrontare per trovare delle soluzioni a quelle criticità messe ampiamente in luce dall’applicazione, per la prima volta nella storia della Repubblica, del ballottaggio. Curioso come a parole si chiedano confronto e condivisione mentre contestualmente si cerchi di fare tutto il contrario proprio per evitare quel confronto che è indispensabile in ogni democrazia degna di tal nome. Occorre ricordare che l’indomani del 20 novembre 2016 tutti i gruppi si erano impegnati a ragionare sulla modifica della legge elettorale, eppure nonostante le successive richieste in tal senso l’argomento è sempre stato snobbato dai partiti di maggioranza etichettandolo come un problema di poco conto. Anche un bambino capirebbe che un meccanismo grazie al quale alla maggioranza designata a governare occorrono 170 voti per fare un seggio contro i 500 delle opposizioni, rappresenta una vera e propria stortura che necessita di adeguati correttivi alla legge. Viene propagandato che il metodo attuale garantisce la governabilità, ma la governabilità non è data da una legge che obbliga all’aggregazione indiscriminata di gruppi con anime profondamente diverse, con il solo scopo di ottenere un risultato numerico totale sufficiente a garantirsi l’accesso al ballottaggio, per poi giocarsi tutto costringendo gli elettori delle forze escluse a dover scegliere “il meno peggio” tra quelle rimaste. Ecco perché tra le infinità di ragioni per le quali è necessario correggere questa Legge elettorale, ve n’è una che è imprescindibile: una testa un voto. Non è un caso che in questa legislatura si sia verificato un completo scollamento tra la politica di palazzo ed il resto del Paese al quale è necessario porre rimedio anche, e soprattutto, attraverso una legge elettorale che possa essere davvero rappresentativa della realtà del Paese. Movimento RETE