In un clima davvero surreale si è svolto il dibattito sul programma e sulla squadra di Governo della trentunesima legislatura. Aula spesso semi vuota, alcuni futuri Segretari di Stato assenti totalmente o presenti solo per pochi minuti. Passi per chi fosse stato impegnato in inderogabili missioni all’estero ma il segnale in generale è davvero sconfortante. Mentre si fa un gran parlare di un punto qualificante del programma, l’istituzione di una Commissione speciale per le riforme istituzionali, il rispetto istituzionale e la sana dialettica parlamentare sono andati a farsi friggere. Evidentemente ai futuri Congressisti non interessa proprio nulla ciò che pensano i Consiglieri di minoranza e di maggioranza, d’altra parte tutto era deciso già da un pezzo, con buona pace di tutti i Cittadini. Repubblica Futura ribadisce apprezzamento per l’istituzione della Commissione sulle riforme istituzionali, una nostra proposta giacente in Consiglio da più di un anno, mai realizzata, per la riuscita della quale diamo ampia disponibilità. Ma il primo passo della maggioranza sembra essere una grande abbuffata di nomine dalla quale è esclusa l’opposizione: niente presidenze di garanzia, niente ruoli di controllo. Un vero peccato, specie per chi, ora nella maggioranza, ha fatto una bandiera in passato in altri ruoli di questi temi. Il refrain più gettonato nel dibattito è stato quello tra continuità e cambiamento. Le due coalizioni a guida DC e Libera, che evidentemente erano convolate a nozze ben prima delle elezioni, senza dirlo ai Cittadini, si sono cimentate in questo virtuosismo retorico. A vincere pare proprio la continuità: il programma di Governo, come rilevato da Matteo Casali, ricalca quasi alla lettera quello della DC, con pochi innesti e omissioni. Ma la continuità più smaccata, come ha sostenuto Nicola Renzi, è nella percezione e nella descrizione della realtà: il paese del “va tutto bene”, l’idea che tutto possa andare avanti così, senza curarsi dei problemi enormi del debito, dei temi della natalità e dell’invecchiamento, del potere d’acquisto, della sostenibilità dei conti pubblici. Ad ogni modo la vaghezza del programma di governo, che è più un’elencazione di temi che una seria proposta di azione - come hanno rilevato Miriam Farinelli ed Enrico Carattoni - non consente di capire cosa succederà su temi aperti fin dalla scorsa legislatura. Cosa succederà alle residenze fiscali non domiciliate? Il PRG si farà o no, visto che dopo Boeri e Foster ora si paventa una ennesima commissione tecnica per decidere il da farsi? L’area dell’ex tiro a volo di Murata che sorte avrà? L’aviosuperfice di Torraccia resterà così, come sostenuto a più riprese dal futuro Segretario al Territorio, o sarà asfaltata fino a 900 metri - ha chiesto nel dibattito Maria Katia Savoretti? L’Icee sarà davvero introdotto? L’atto organizzativo dell’ISS sarà cestinato e rifatto, come RF ha richiesto più volte, o anche in questo caso vincerà la continuità democristiana? Questi sono solo alcuni dei temi di più stretta attualità sui quali nelle prossime settimane si misurerà la vera pasta della nuova maggioranza. Intanto restano irrisolte le tematiche legate alle nuove generazioni - ha detto Andrea Menicucci - affrontate in maniera superficiale dal programma di governo. RF, come ha affermato Antonella Mularoni, sosterrà con forza e disponibilità al dialogo il percorso di associazione all’Unione europea. Questo è un punto su cui non si possono fare giochini politici. Questo sarà il vero motore del cambiamento ed il nostro paese ha una enorme opportunità che non può essere sprecata. Su tutti gli altri temi, purtroppo, pare che le due coalizioni, che hanno dato vita alla nuova maggioranza, siano ancora ben distanti e che le differenze di vedute siano tutt’altro che composte. Ci attendono - crediamo - mesi difficili, di estenuanti mediazioni, che incideranno profondamente sulla capacità di azione determinata e tempestiva che i tempi e le circostanze richiederebbero. Quella che RF ha auspicato più volte essere una legislatura costituente rischia davvero di essere una nuova legislatura di passaggio e questo, purtroppo, il Paese non può permetterselo.
cs Repubblica Futura