RF: "Giro di boa - II parte"
Dal punto di vista della politica sanitaria siamo sotto zero, la sanità è finita al centro di una disputa tutta interna alla maggioranza. Al netto delle oggettive difficoltà dovute al coronavirus è ormai evidente a tutti che non è la pandemia il problema del nostro ospedale, la pandemia ha forse accelerato alcune criticità ma quello che sta venendo a galla è un sistema dirigenziale fortemente politicizzato, molto conflittuale, che antepone interessi partitici a quelli generali causando l’incapacità cronica nel fornire risposte alla salute pubblica. I cittadini stanno pagando questa situazione sulla loro pelle con disagi intollerabili in uno stato di diritto che ledono palesemente i diritti fondamentali e la nostra carta costituzionale. Qualcuno dovrà rispondere di queste gravissime responsabilità. La politica estera, che dovrebbe essere il motore di un micro Stato, registra il solito stanco dibattito sull’accordo di associazione all’Unione Europea, tutti concordi a parole ma poi di passi avanti se ne vedono pochi. Dibattito ormai logoro e consunto da una retorica disarmante: intanto nell’indifferenza generale, alcuni Paesi UE hanno blindato i loro confini, costruito muri, ripristinato la cortina di ferro per condannare alla morte di stenti e di freddo un manipolo di migranti inermi tra i quali molti bambini, portati fino a quei confini da regimi dai tratti feroci. Il dibattito e le risorse consigliari (umane e finanziarie) si sono concentrati sulla Commissione d’Inchiesta sulle banche. Una marea di sedute che avrebbero dovuto fare luce sulle crisi bancarie degli ultimi vent’anni. Questo è stato il tratto caratterizzante della legislatura visto dalla prospettiva di un Consigliere. Ne sono uscite due relazioni ma soprattutto due Ordini del Giorno approvati dal Consiglio Grande e Generale (dalla maggioranza) che ingigantiscono alcuni aspetti trascurandone palesemente altri non meno importanti: trattandosi di pronunce di carattere politico questo non stupisce, è il tentativo, vecchio come il mondo, di piegare i fatti alle proprie esigenze politiche del momento. Si cerca di scrivere la storia a proprio uso e consumo. E’ così dai tempi della Roma repubblicana, sono esercizi dal respiro corto e soprattutto del tutto insufficienti a riempire il vuoto di idee e di proposte che una maggioranza numericamente così ampia sta palesando ogni giorno di più. La legislatura è giunta a metà strada, c’è ancora un po’ di tempo per fare cose utili… ma non troppo.
c.s. Repubblica Futura
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