Rf: i decreti della domenica e la tombola degli stipendi
Da ormai due settimane Rf ha preso posizione pubblica per mettersi a disposizione del Governo e della maggioranza in maniera costruttiva per fare un fronte comune, nel rispetto dei ruoli di maggioranza ed opposizione, in questo grave momento di emergenza, nell’interesse esclusivo del Paese. Dopo un assordante silenzio, domenica abbiamo appreso dalle parole del Segretario Gatti che questo non è stato possibile a causa dei rischi del contagio, cosa che ha indotto il Governo a limitare gli incontri. Siccome il Coronavirus non ha ancora fiaccato le facoltà mentali nostre e dei cittadini, tutti avranno capito chiaramente che questa è solo una scusa: si sarebbero potuti organizzare incontri telefonici o su piattaforme informatiche - come stanno facendo tutti i ragazzi delle scuole, gli insegnanti e coloro che stanno ancora lavorando. Evidentemente il governo vuole fare da solo e purtroppo lo sta facendo piuttosto male. Prova ne è l’ultimo decreto emesso, domenica, proprio in concomitanza con le dichiarazioni di Gatti. Un decreto di cui abbiamo appreso dalla stampa l'elaborazione e di cui abbiamo avuto notizia, come sempre, solo una volta pubblicato, licenziato senza alcun confronto preventivo con l'opposizione e forse anche con tante categorie economiche e sociali. Chissà se i consiglieri di maggioranza, almeno, ne conoscevano i contenuti? La situazione drammatica in cui versa il nostro Paese ci impone di essere tragicamente seri, diversamente avremmo potuto definire questo decreto: “indovina quanto saranno tagliati gli stipendi e vinci la decrescita infelice”. Mentre pressoché la totalità dei paesi colpiti dalla pandemia, infatti, sta approntando ed attuando poderose campagne di iniezione di liquidità e di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti, alle aziende ed ai lavoratori autonomi (dall’”elicottero” di Trump, al “Cura Italia” alle garanzie salariali di tanti altri paesi europei...), ciò che il Nostro Governo ha messo in campo è la “tombola degli stipendi”, per i lavoratori dipendenti, e la totale assenza di misure per il sostegno e la garanzia del reddito dei lavoratori autonomi, dei commercianti, degli operatori turistici, della ristorazione, dell’edilizia e dei servizi... categorie pesantemente colpite da questa crisi, che scontano nell’immediato la totale assenza di entrate e pesanti incognite sulla possibile riapertura. Insomma per queste ultime categorie assolutamente nulla. I dipendenti, del settore privato e questa volta anche del settore pubblico, devono fare i conti con una “cassa integrazione speciale” o con secchi tagli delle retribuzioni che falcidiano anche fino al 70% dello stipendio. In alcuni casi nel settore pubblico sono stati “messi a riposo” - evidentemente con il solo intento di risparmiare - settori strategici che avrebbero dovuto lavorare alacremente per la contingenza ed in prospettiva (come denunciato perfettamente dai commercialisti nella loro missiva al Governo recentemente pubblicata sulla stampa). Il caso più eclatante poi è quello della Scuola. Alle dichiarazioni roboanti del Segretario all’Istruzione, tese a sostenere quanto la Scuola fosse un servizio essenziale da garantire ad ogni costo, ha fatto seguito il decreto domenicale. Dopo che gli insegnanti sono stati chiamati a svolgere il lavoro da casa (alcuni hanno investito in proprio, comprando materiale tecnologico o ore su piattaforme informatiche per poter fare lezione), domenica hanno scoperto che a fronte del lavoro svolto e che svolgeranno avranno una decurtazione dello stipendio anche del 40%. Si tratta, ad oggi, dell'unica categoria di lavoratori che, pur continuando a svolgere da casa la propria prestazione lavorativa, subisce una decurtazione alla retribuzione (e nemmeno piccola). Ma con tanti ringraziamenti da parte del Segretario Belluzzi. Da settimane Rf sta ripetendo che è necessario trovare urgentemente risorse economiche per far ripartire il Paese. Bisogna innanzitutto dispiegare i fondi e le risorse presenti internamente (come il Fondo Servizi Sociali o alcune risorse presenti in Bcsm) mettendole a disposizione del superamento della crisi e contemporaneamente trovare forme di finanziamento che consentano importanti iniezioni di liquidità e sostenere così, in primis, imprese e lavoratori autonomi, poi garantire i salari. Se questo non sarà fatto immediatamente, se il nostro Governo vorrà continuare con i “decreti della domenica” la spirale recessiva in cui tutti sprofonderemo avrà dimensioni epocali ed uniche.
Repubblica Futura