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RF: l'eredità di RETE

18 giu 2023
RF: l'eredità di RETE

Il 14 giugno 2023 entrerà nella storia come il giorno in cui Rete esce formalmente dalla maggioranza dopo quattro anni di governo. Qual è l’eredità politica che lascia? Nonostante i discorsi contriti e in alcuni casi addolorati degli ex compagni di governo, Rete lascia dietro di sé il nulla. Macerie all’ISS. L’ex Segretario di Stato si è svegliato solo dopo alcuni mesi dalla diffusione del covid 19, completamente nudo, senza piani di intervento, con i direttori generali dell’ISS che andavano e venivano fra sostituti e reggenti, e con le guerre all’interno del Comitato Esecutivo in mezzo al caos a all’improvvisazione. Che dire poi della maxi-opera pensata dal condottiero con una sinergia pubblico-privato? Il risultato è che stiamo ancora aspettando l’ospedale di Ciavatta e intanto i pazienti ringraziano per essere curati in un edificio con tutti i problemi strutturali messi a nudo dall’ex Segretario alla Sanità e dal suo collega al Territorio per giustificare la nuova opera. Senza parlare dei lasciti del COT, del CUP, dei centri sanitari che cadono a pezzi e della medicina di base nel caos. La collega Tonnini, quella che urlava sempre in Consiglio contro i banchieri del Lussemburgo (Rete è riuscita addirittura a nominarne uno nel Consiglio Direttivo di Banca Centrale!), si è segnalata soprattutto per la sua delega alla nebbia. Scomparsa su tutta la linea dopo la legge (fondamentale!) sulle Giunte di Castello, ha delegato la gestione della PA al capo della funzione pubblica, ha varato la più grande infornata di dipendenti pubblici nella storia del nostro Paese, segnalandosi per avere negato il Pianello alle manifestazioni (con conseguente chiusura di un noto ristorante) e per l’acquisto di lussuose auto AUDI A6 per fare scorrazzare in assoluta comodità le istituzioni della Repubblica, visto che con Rete al governo sono arrivati soldi e benessere. Chi si annunciava diverso da tutti e predicava contro le brioches e i parcheggi gratis ai consiglieri, era contrario al debito estero, ai consulenti, agli ambasciatori a disposizione, al finanziamento ai partiti, si è immediatamente omologato alla politica old style. Trasferte con codazzi di accompagnatori, consulenze a destra e manca ad amici di partito, incarichi gestiti con il manuale cencelli, occupazione militare del settore bancario, vecchio tabù dei retini. Infine, un uso scientifico della giustizia: i Buriani boys che tradiscono il loro idolo, affossano il processo Mazzini, sistemano le beghe giudiziarie di Ciavatta che ora potrà tornare in pista per minacciare e insultare consiglieri, consigli di amministrazione e persone sui social, come era suo costume negli anni pre-governo. Gli oppositori sono stati sistemati a suon di querele, esposti e interventi dell’Avvocatura di Stato, diventata una sorta di clava a disposizione di Ciavatta & Tonnini per perseguire penalmente gli oppositori politici. Ci resterà l’immagine plastica degli amici di Rete impegnati nel festino di via Giacomini e i cittadini normali tappati in casa con i gendarmi a controllarli e multarli se uscivano. Il senso di impunità e superiorità rispetto alle persone normali, l’estraneità rispetto al dramma vissuto per la pandemia mentre i governanti viaggiavano a Dubai, è il lascito del Rete Style alle massime istituzioni del Paese. Stendiamo poi un velo pietoso sulla vicenda Sputnik e sulle tensioni con i comuni limitrofi per le aperture e chiusure dei locali pubblici; e non entriamo nel merito delle riforme se non ricordando quella che doveva introdurre una nuova moneta, i Titani, rimasta solo nella testa dei retini. Quasi quattro anni di presenza inutile al governo con danni irreparabili in molti settori (sanità, AASS, PA) e lo sfaldamento di una classe dirigente: sono ormai normalità le fughe da Rete, un partito impreparato che si è seduto al tavolo del governo con bulimia da potere e totale superficialità. Ora siamo curiosi di vedere come Ciavatta & Tonnini daranno lezioni all’opposizione, se avranno il coraggio di attaccare l’amico Giancarlo Venturini, quello con cui cantavano bandiera rossa, se faranno - come sembra - l’opposizione all’opposizione per preparare la prossima alleanza con la DC e tentare di darsi una sistemata per recuperare un’immagine che anche il guru italiano assoldato per la propaganda farà fatica a riorganizzare.

Cs - Repubblica Futura





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