RF. Lettera del Consigliere Andrea Menicucci

RF. Lettera del Consigliere Andrea Menicucci.

In questi giorni ho riflettuto a lungo su alcuni episodi verificatisi all’interno del Congresso di Stato e del Consiglio Grande e Generale. Eventi che, a mio avviso, rappresentano i sintomi di una patologia che sembra affliggere una parte di coloro che si dedicano alla politica. La nostra Repubblica vanta secoli di storia: un piccolo grande Stato dove siamo cresciuti con un forte senso di “vicinanza sociale” e con la consapevolezza che ogni necessità, dalla più semplice alla più alta istanza politica, fosse sempre a portata di mano. Tuttavia, questa vicinanza sembra aver subito una trasformazione, mutando nella pretesa di avere tutto a portata di mani. Infatti, negli ultimi tempi, come Consiglieri, ma prima di tutto come cittadini, siamo stati spettatori di episodi che non possono e non devono accadere. È di pochi giorni fa la notizia della sospensione di una riunione del Congresso di Stato a causa di un’escalation di tensione che ha richiesto l’intervento della Reggenza per evitare che si passasse dalle parole alle mani, in un conflitto sull’attribuzione di poteri che è parso più un conflitto di attributi. Ancora, un paio di giorni fa, un Segretario di Stato, durante un dibattito, si è avvicinato con arroganza al banco di un Consigliere di opposizione, agitando la mano contro di lui e pronunciando parole che avevano tutto il tenore di una minaccia. E, più recentemente, nel corso dell’attuale sessione consiliare si è verificata una lite accesa tra un Segretario di Stato e il Segretario politico del suo stesso partito. La discussione è degenerata al punto che il Congressista è arrivato a stringere tra le mani i baveri della giacca del suo interlocutore. Pur con la mia breve esperienza politica, sono consapevole che i toni possano scaldarsi e che la passione sia un elemento naturale e persino desiderabile nel dibattito politico. Ciò che temo, però, è che si stia perdendo il senso della misura. Non è questo il tipo di passione che dovrebbe animare il confronto politico, soprattutto quando si traduce in becera arroganza o viene utilizzata per preservare equilibri opachi. Questi episodi, per quanto possano strappare un sorriso amaro, sono in realtà molto preoccupanti, perché ci costringono a fare i conti con la visione di una politica malata, specialmente a coloro che si sono avvicinati per la prima volta ad un ruolo istituzionale, e rischiano di trasformare ciò che dovrebbe essere un confronto costruttivo in uno scontro distruttivo dominato da ego, interessi personali e mancanza di rispetto. Credo che questi avvenimenti, nonostante contribuiscano ad accrescere – a ragione, a mio modo di vedere - quel sentimento antipolitico che oggi dilaga nella Cittadinanza, evidenzino l’urgenza di riaffermare l’importanza della misura e del rispetto nell’agire politico, perché solo così è possibile consentire a chi opera quotidianamente nelle istituzioni di poter essere al servizio dei Cittadini con serietà, mantenendo il rispetto che il vivere istituzionale merita. Spero che il sentimento dell’Aula sia allineato al mio, in particolare quello dei giovani Consiglieri che, come me, vivono questa prima esperienza con l’entusiasmo e il desiderio di rimboccarsi le maniche ed usare le proprie mani per costruire il futuro della nostra Repubblica.

Andrea Menicucci, Consigliere di Repubblica Futura

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