La riforma fiscale del 2013 non ha prodotto i risultati auspicati, in particolare in termini di allargamento della base imponibile e di maggiore equità. I lavoratori dipendenti e i pensionati hanno versato più tasse; al contempo è aumentato anche il gettito delle società, delle imprese individuali e dei lavoratori autonomi, ma verosimilmente a pagare di più sono stati sempre gli stessi. L'anello mancante sono stati i controlli che avrebbero dovuto ridurre l'evasione e l’elusione fiscale: per responsabilità politica non si sono fatti, vanificando le potenzialità che la riforma poteva avere. È il quadro impietoso che è emerso nella riunione di ieri del Direttivo CSdL e dei Direttivi delle quattro Federazioni. Gli effetti della riforma fiscale del 2013 sono stati illustrati attraverso una articolata serie di schede elaborate dalla CSdL e tratte dai dati forniti dalla Segreteria di Stato per le Finanze. Oltre a ciò è stata presa in esame la relazione tecnica-programmatica di indirizzo per la revisione della riforma dell'Imposta Generale sui Redditi, predisposta dal Segretario di Stato Marco Gatti. Dall’entrata in vigore della riforma, nel 2014, metà delle società continua a dichiarare di essere in pareggio o addirittura in perdita. Solo il 25% dichiara un reddito al di sopra dei 30mila euro, mentre la gran parte dei lavoratori autonomi e delle imprese individuali continua a dichiarare redditi inferiori a 30mila euro annui (moltissimi addirittura meno di 15mila). Sul piano dell'analisi, la stessa Segreteria Finanze nella sua relazione afferma la insostenibilità di tale situazione, dichiarando la volontà di intervenire sulle voci che vengono utilizzate dalle imprese per abbattere il reddito imponibile. Al contempo si ipotizza il ripristino della minimun tax: una soluzione che la CSdL non condivide, in quanto sarebbe l'ammissione esplicita che lo Stato rinuncia a fare i controlli, per applicare una tassazione su redditi solo presunti. Sul tema dei controlli, la situazione sammarinese è molto diversa dall'Italia, in cui ogni anno vengono pubblicati i dati su quanti controlli vengono eseguiti, con quali metodologie, e quali risultati hanno prodotto. Da noi nulla di tutto questo. La Segreteria Finanze afferma la necessità di rafforzare il sistema dei controlli, ma al contempo avverte che non vuole arrivare ad uno stato di polizia e ad un fisco opprimente. Scenario, questo, che nemmeno noi vogliamo, ma gli accertamenti vanno fatti; in tal senso occorre potenziare gli organismi di controllo e formare adeguatamente il personale. Peraltro, dalla semplice analisi dei redditi aggiuntivi a quelli da pensione e lavoro, intendendo con ciò anche le imprese individuali ed i lavoratori autonomi, si evince che qualcosa non torna. Com'è possibile che ci sia chi ha redditi aggiuntivi, prevalentemente da immobili e affitti stando a quanto era emerso al tavolo istituzionale nel 2019, quasi pari a quelli da lavoro? Verosimilmente, almeno parte dei patrimoni accumulati nei decenni precedenti sono frutto di redditi non dichiarati. Obiettivo della Segreteria Finanze è aumentare il gettito fiscale annuale di 20/25 milioni. Dalla stessa relazione si evince chiaramente che gran parte delle nuove entrate si vogliono ottenere, ancora una volta, dalla tassazione dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Si prevede la modifica del sistema delle deduzioni fiscali, la riduzione sostanziale della quota di abbattimento riconosciuta a tutti i produttori di reddito da lavoro dipendente e pensione, oltre all’incremento della tassazione sull’indennità di anzianità. Altro intervento ipotizzato è l’aumento consistente delle transazioni SMAC necessarie per ottenere la relativa deduzione fiscale. Abbiamo già posto in evidenza come ciò non sia affatto condivisibile: se i contribuenti sono di fatto obbligati a effettuare le loro spese quasi esclusivamente in territorio per raggiungere la quota SMAC, ciò non può che produrre un aumento dei prezzi e quindi dell'inflazione. È una legge di mercato a cui difficilmente si può sfuggire. Peraltro, l’obiettivo annunciato di incrementare i redditi da impresa a fronte della tracciabilità dei pagamenti attraverso la SMAC, già annunciato nel 2013, è miseramente fallita. Inoltre, un dato su cui non riusciamo a trovare una spiegazione plausibile è come sia possibile che, a fronte di un aumento delle transazioni SMAC, che nel settore commerciale sono passate da 380 milioni nel 2015 a 522 milioni nel 2020, si registri un calo costante della monofase netta (ovvero detratti i rimborsi): la Commissione di Controllo della Finanza Pubblica lo ha quantificato rispettivamente pari a 62,2 milioni e 44,1 milioni. In sostanza, gli interventi ipotizzati sui redditi da lavoro dipendente e pensione sopra elencati, se presi singolarmente avrebbero un impatto contenuto, ma messi insieme produrrebbero un incremento rilevante della tassazione. Per la Confederazione del Lavoro non vi sono dubbi rispetto al fatto che l’aumento delle entrate sia un obiettivo da raggiungere, così come è chiaro che buona parte dei maggiori introiti della revisione della riforma fiscale devono essere destinati al potenziamento dei fondi pensionistici, e in particolare per far fronte agli sbilanci annuali tra entrate e uscite. È stato ribadito, infatti, il principio che le riforme - in particolare quella pensionistica e quella fiscale - sono entrambe necessarie e quindi vanno affrontate in maniera coordinata. Un metodo di confronto che, nonostante le dichiarazioni di disponibilità, il Governo sta totalmente disattendendo. Sulla base delle evidenze esposte, seppur sinteticamente, la CSdL rinnova la proposta di una tassa patrimoniale, che sposti l'attenzione dai redditi ai patrimoni di una certa consistenza, specialmente se non coerenti con i redditi dichiarati nel tempo. Anche le recenti cronache giudiziarie hanno messo in evidenza il fatto che nel nostro Paese sono circolate ingenti risorse sfuggite al fisco. Buona parte erano frutto di reati che, purtroppo, resteranno impuniti. Riteniamo che a tutti i cittadini onesti debba essere assicurato il recupero di almeno parte di queste somme. Per dare sostanza alla parola “equità”, la CSdL ritiene che la maniera migliore sia l’introduzione di una patrimoniale, costruita sulla base dei criteri sostenuti con lo sciopero generale del 30 maggio 2018.
cs CSdL