Riforma IGR del 2013: quali sono stati i primi effetti?

Riforma IGR del 2013: quali sono stati i primi effetti?.

Lo studio che la CSdL sta completando rispetto ai dati forniti dalla Segreteria di Stato per le Finanze dimostra che l’effetto immediato è stato l’aumento della imposizione fiscale su tutti i contribuenti, ma l’impatto maggiore è stato a carico dei redditi da pensione. Ripercorriamo quali sono stati i principali cambiamenti e le relative conseguenze

L’analisi che la Confederazione del Lavoro sta svolgendo sugli effetti della riforma fiscale del 2013, si è in primo luogo soffermata sull’impatto immediato che essa ha avuto. Ne ha dato conto il Segretario Generale Enzo Merlini nell'ultima puntata di "CSdL Informa". "In estrema sintesi, l’incremento delle imposte fu determinato prevalentemente dalla riduzione delle deduzioni e detrazioni fiscali, sia per le persone fisiche che giuridiche. La novità principale per i lavoratori dipendenti ed i pensionati, fu la trasformazione di una parte delle deduzioni rimaste da forfetarie a tracciabili, attraverso la SMAC. Il maggior incremento fiscale l’hanno avuto i pensionati, in quanto in precedenza l’importo della pensione era soggetto a tassazione separata, ovvero l’imposta era calcolata in misura disgiunta rispetto agli altri eventuali redditi. La riforma ne ha previsto invece la cumulabilità, ed ora tutti i redditi prodotti vengono sommati e soggetti ad aliquote crescenti in base a determinati scaglioni. Un’altra novità significativa è stata il cambiamento previsto per i titolari di licenza ed i lavoratori autonomi: in precedenza pagavano le imposte con il medesimo sistema previsto per i dipendenti. Con la riforma, invece, sono stati parificati alle società, che pagano il 17% a prescindere dal reddito prodotto. L’incremento delle imposte per queste categorie non è quindi stato determinato da un aumento dei redditi dichiarati, ma dal fatto che, denunciandoli in larga parte in misura risibile, l’aliquota effettiva è aumentata sensibilmente. Ne hanno invece tratto beneficio i pochi titolari di licenza e lavoratori autonomi con redditi rilevanti, in quanto le aliquote superiori al 17% scattano dopo i 28.000 euro annui, fino ad arrivare al 35% oltre gli 80.000 annui. Tra il 2013 ed il 2014 non ci sono stati fatti di rilievo che possano aver determinato variazioni dei redditi da impresa degni di nota, per cui la comparazione tra le imposte pagate in questi due anni ci consente di rilevare l’impatto che la riforma ha avuto sulle varie categorie di contribuenti, suddivise in 5 fattispecie. Le imposte sul reddito sono passate da un totale di 63,6 milioni di euro nel 2013 a 80,1 milioni nel 2014, con un aumento quindi di 16,5 milioni, pari al 26% in più, tenendo conto che è aumentato anche il numero dei contribuenti. Le variazioni sono però state molto diverse tra le diverse categorie. Come anticipato, il maggior incremento l’hanno avuto i pensionati, che sono passati da un’imposta di 594 euro medi annui del 2013 ai 1.115 del 2014. L’incremento è stato dell’87,7%, ed è equivalso a maggiori entrate per il bilancio dello Stato pari a 4,6 milioni, che costituiscono il 27,6% del totale. Al secondo posto, in termini di maggior incremento percentuale, ci sono i lavoratori autonomi, che hanno pagato il 37,2% di tasse in più (in media 5.531 euro annui nel 2014 contro i 4.030 del 2013). L’incremento complessivo delle imposte a carico di questa categoria, composta in prevalenza da commercialisti ed avvocati, è stato pari ad 1,2 milioni di euro, ovvero il 7,2% delle maggiori imposte complessive. I lavoratori dipendenti sono passati da un’imposta di 1.430 euro medi annui del 2013 ai 1.735 del 2014. L’incremento è stato del 21,3%, ed è equivalso a maggiori entrate per il bilancio dello Stato pari a 7,2 milioni di euro, che costituiscono il 43,6% del totale. Le imprese individuali hanno pagato il 18% di tasse in più (in media 2.514 euro annui nel 2014 contro i 2.131 del 2013). L’incremento complessivo delle imposte a carico di questa categoria, composta in prevalenza da artigiani e commercianti, è stato pari a 544.000 euro, ovvero il 3,3% delle maggiori imposte complessive. Le società sono le attività economiche che nell’immediato hanno subìto il minor impatto: sono passate da un’imposta di 6.856 euro medi annui del 2013 ai 7.988 del 2014. L’incremento è stato del 16,5%, ed è equivalso a maggiori entrate per il bilancio dello Stato pari a circa 3 milioni, che costituiscono il 18% del totale. In conclusione, possiamo quindi affermare che la riforma fiscale ha pesato prevalentemente sui lavoratori dipendenti e sui pensionati, che si sono fatti carico delle maggiori imposte per oltre il 70%. Nel prossimo comunicato metteremo in evidenza l’evoluzione dei medesimi dati nel 2018 e nel 2022.

CSdL

[Banner_Google_ADS]

I più letti della settimana:

Questo sito fa uso di cookie, anche di terze parti, necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella privacy e cookie policy.
Per maggiori dettagli o negare il consenso a tutti o alcuni cookie consulta la nostra privacy & cookie policy