Rimini, come comunicare sui media transizione green e sostenibilità ambientale

Rimini, come comunicare sui media transizione green e sostenibilità ambientale.

Verde, ambiente, sostenibilità, sono parole mantra del dibattito pubblico. Si leggono e ascoltano ogni giorno nelle cronache dei media: off e on line. Come i professionisti dell’informazione devono utilizzare e spiegare questi termini e contenuti nelle loro cronache, è stato il tema affrontato questa mattina (13 aprile) a Rimini durante il seminario dell’Ordine dei Giornalisti e Fondazione Giornalisti dell’Emilia Romagna, in collaborazione con la riminese Nuova Comunicazione: “Green e sostenibilità ambientale”. Ad aprire il dibattitto è stata una firma della comunicazione su ambiente, agricoltura, filiera alimentare della nostra regione, Roberto Zalambani, presidente di Unarga, il gruppo di specializzazione della Federazione Nazionale della Stampa Italiana nei settori dell'agroalimentare, ambiente energie e territorio. Nella sua riflessione la necessità di affrontare per i giornalisti la sfida della comunicazione su questi temi, nel pieno rispetto della deontologia professionale e d’una corretta, attenta e precisa comunicazione di ogni notizia. Mentre Mirco Paganelli, di Teleromagna, ha evidenziato come affrontare questi argomenti sia un forte valore aggiunto per i protagonisti dell’informazione, così come per imprese, enti locali, istituzioni nazionali e internazionali, che attuano interventi concreti e verificabili orientati alla sostenibilità. Ad entrare nel vivo dell’argomento, presentati da Laura Ravasio di Nuova Comunicazione, sono quindi stati i tre relatori del convegno: Andrea Moretti partner studio consulenza aziendale Skema, Chiara Magnani, partner Energika ed esperta e analista in misura e verifica dei risparmi energetici e Fabrizio Pecci, presidente del Consorzio Bambù Italia. Andrea Moretti ha evidenziato come il termine sostenibilità contenga al suo interno concetti non solo legati al rapporto con ambiente o cambiamenti climatici. Infatti la UE richiede al mondo dell’impresa di certificare con il nuovo strumento del Report di Sostenibilità anche la governance sociale e aziendale, le sue attività di tutela dei diritti umani, trattamento delle risorse umane, lotta alla corruzione e controllo della filiera ecosostenibile d’acquisto di materie prime. Il Report di Sostenibilità è già obbligo UE e nazionale per aziende quotate o emittenti titoli obbligazionari di grandi dimensioni con più di 500 di dipendenti e più di 40 mln di euro di fatturato. Un obbligo esteso dal 2025 anche a imprese con 250 dipendenti. E in Italia su 1.033.737 imprese con più di tre addetti, il 40% di loro sviluppa già almeno un’azione di sostenibilità ambientale ma solo il 2,5% lo certifica con una rendicontazione di sostenibilità. Un percorso che lo Studio Skema ha invece già iniziato con alcune imprese del territoio. Chiara Magnani di Energika ha proposto, invece, una riflessione tra consumi energetici delle aziende, il loro costo economico e l’impatto che creano nell’ambiente. Obiettivo, riduzione di sprechi, utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e una reale valutazione della ricaduta inquinante delle attività. E proprio della compensazione dell’emissioni di CO₂ ha parlato Fabrizio Pecci presidente Consorzio Bambù Italia: “Ogni impresa può compensare le emissioni di anidride carbonica, scegliendo di coltivare piantagioni di bambù che assorbono grandi quantità di CO₂. Infatti 1 ettaro di bambù ne assorbe una quantità di CO₂ 16 volte maggiore rispetto a una foresta tradizionale, cresce in tempi brevissimi e trattiene le polveri sottili grazie al suo folto apparato fogliare sempreverde. In sintesi, aumenta produzione e immissione di ossigeno nell’aria”.

cs Carlo Bozzo

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