Il 2 febbraio scorso si è spenta Fausta Simona Morganti. Il suo contributo allo sviluppo culturale del nostro Paese è legato non solo alla riforma del sistema scolastico, alla nascita dell’Università degli Studi di San Marino e a tutte le iniziative intraprese negli importanti ruoli istituzionali ricoperti, anche in ambito internazionale.
Fausta Morganti è stata un’insegnante della nostra Scuola Superiore e la Scuola, nel giorno delle esequie, vuole ringraziarla e ricordarla attraverso le sue stesse parole. Parole di una attualità sconcertante, che da sole sono in grado di far comprendere di quale ricchezza di pensiero abbiano beneficiato generazioni di studenti.
In un momento di grande sofferenza e smarrimento collettivi, per la difficile situazione che non solo la nostra, ma l’intera comunità internazionale sta affrontando, è importante riscoprire chi siamo ed essere consapevoli che, anche nelle sfide più grandi, il piccolo contributo di ciascuno può essere fondamentale. La dignità, l’orgoglio della propria storia non deve mancare in nessun individuo, perché è su tale consapevolezza che si costruisce il futuro.
Illuminante, in tal senso, il discorso tenuto da Fausta Morganti al Palazzo dei Congressi il 10 dicembre 1988 in occasione del XL anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo, che affronta il tema del delicato equilibro tra lo sviluppo scientifico-economico delle società “avanzate” e il rispetto della natura e di tutte le culture esistenti, per soffermarsi infine sulla specificità della storia sammarinese. Ne riportiamo poche parole, ma sufficienti:
“Storicamente la cultura occidentale si distingue dalle altre per il distacco molto più netto dalla natura per aver sempre manifestato verso la natura una espressione di dominio e di prevaricazione, come verso una madre odiata; la si è dominata e sottomessa, fino a presupporre la disintegrazione in un emblematico annientamento.
La nostra realtà e la nostra storia scaturiscono anch’esse dalle contraddizioni, il flusso che ci sostiene è composto da innumerevoli elementi che si intrecciano e si sovrappongono, e mantengono aperte le contraddizioni.
Vi sono elementi trascinanti anche dalla nostra storia che ne mantengono vivi i valori umani, la nostalgia di un rapporto non aggressivo con la natura umana e con noi stessi.
La stessa presenza della Repubblica di San Marino è una contraddizione vivente nella realtà di oggi. Mentre gli Stati si sono formati e si sono mantenuti solo in virtù del loro potere economico e culturale, il nostro si è mantenuto conservando le caratteristiche dimensionali e istituzionali di un comune medievale: si sarebbe tentati di dire che San Marino è rimasto per una dimenticanza della storia, se non conoscessimo che anche questa realtà è invece una conseguenza è un risultato della volontà e delle azioni degli uomini.
La presenza di San Marino a livello internazionale non è affatto una curiosità, ma una realtà che propone ai suoi cittadini il dovere di una riflessione sulle cause che l’hanno permessa e sui doveri che loro competono.
Anche se la possibilità di agire in qualche modo è estremamente modesta, abbiamo doveri che ci caratterizzano e si diversificano. La capacità di rispondervi e di usare gli strumenti del nostro Stato, con tutti i suoi limiti, può costituire la nostra giustificazione storica.
La posizione di non allineamento dei piccoli popoli, pure immersi nella cultura e nella storia occidentale, non è casuale: dalla leggenda delle origini che vuole la nascita della nostra comunità nel periodo di sfaldamento dell’impero romano e in antagonismo con quella concezione dell’ordine del potere, alla nostra storia che ha le sue radici nella nascita delle città indipendenti, uscite dalla tutela dei feudi e con ben altra libera creatività di quelle di oggi, siamo rimasti fuori da quella storia che ha prodotto le grandi monarchie e i potenti Stati moderni.
Siamo condizionati dalla loro economia e dalla loro cultura, ma non l’abbiamo mai accettata completamente e supinamente, non ci siamo arresi e anche per questo, abbiamo oggi caratteristiche particolari: non abbiamo un potere economico, anzi per certi aspetti ne siamo noi stessi espropriati, e non abbiamo nemmeno un potere culturale. Le nostre tradizioni sono troppo modeste per far crescere l’orgoglio di avere qualcosa da insegnare i popoli che oggi si manifestano nel mondo e questo aspetto non è secondario, perché è proprio l’orgoglio della grande cultura a creato ‘la missione civilizzatrice dell’Occidente’. Coperti dalla sicurezza di possedere la vera religione, la vera scienza, la vera arte, i popoli europei si sono sentiti autorizzati a sottomettere l’Africa, l’Asia e le Americhe.
Noi possiamo essere coerenti con la nostra storia: il diritto dei popoli è dunque per San Marino più che una intuizione ciò che ci fa sentire solidali oggi con lo Stato palestinese, domani e sempre con ogni entità politica e culturale.”
Nel porgere questo ultimo saluto a Fausta, la Comunità Scolastica, il Dipartimento e la Segreteria Istruzione si stringono in un abbraccio ai suoi familiari.
Comunicato stampa
Giacomo Esposito
Dirigente scolastico