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Sentenze di prescrizione nei processi per autoriciclaggio: giustizia non è stata fatta!

Sentenze di prescrizione nei processi per autoriciclaggio: giustizia non è stata fatta!.

Era l'autunno esattamente di tre anni fa quando l'attuale Segretario CSdL Enzo Merlini, dal podio del 20° Congresso CSdL della Confederazione, disse nella sua relazione che difficilmente si sarebbe fatta giustizia nei procedimenti penali a carico di ex politici per reati tra i quali la corruzione, il riciclaggio e l’autoriciclaggio. Quella previsione puntualmente si è avverata, come lo stesso Merlini ha rimarcato nel suo intervento a "CSdL Informa". "I procedimenti sono partiti a molta distanza dai fatti contestati; per il c.d. Conto Mazzini il primo grado si è concluso nel 2017, l'appello nel 2022, quindi ben 5 anni dopo. Nell'ultimo processo sono trascorsi invece solo due anni tra le sentenze di primo e secondo grado, ma c'è voluto molto più tempo perché si arrivasse alla discussione in aula. Le recenti sentenze di appello hanno confermato l’assoluzione pronunciata nel primo grado per un imputato, perché all'epoca il reato di autoriciclaggio non era previsto nel nostro ordinamento. Questo non significa che fosse tutto a posto sul profilo etico, ma che i comportamenti non erano perseguibili. Si può comunque affermare che sul piano penale giustizia è stata fatta, in questo caso a favore dell’imputato. La sentenza di prescrizione dei reati corrisponde invece a giustizia negata, a parte la confisca dei beni. Secondo il Giudice sarebbe infatti stato dimostrato, se ho ben capito, che quelle somme erano comunque frutto di illecito. Vorrei ricordare che il miliardo e 230 milioni di euro di debito pubblico, cifra indicata con riferimento al 2022 nel recente programma economico del Governo, è originato prevalentemente dalle crisi bancarie. Nel periodo in cui sono proliferate le concessioni a nuovi istituti di credito, tra gli anni '90 e i primi anni 2000, la Commissione di inchiesta, ma anche le sentenze di primo grado, hanno evidenziato che le licenze venivano rilasciate con estrema facilità, sulla base di spartizioni politiche piuttosto che sulla base di specifici requisiti e nell’interesse pubblico. Chi ha creato questo sistema, sapeva quanto fosse fallace e al limite della legalità; così queste stesse persone, sottoposte ai procedimenti penali in questione, seppure con responsabilità diverse a seconda dei periodi e dei ruoli ricoperti, hanno messo nei guai fino al collo tutti i cittadini e il Paese. Le Commissioni di inchiesta hanno delineato le responsabilità politiche e anche le sentenze di primo grado hanno descritto quale era il sistema dell’epoca. Il fatto che i reati siano caduti in prescrizione è l'ennesimo schiaffo ai cittadini onesti e alla parte sana del Paese. Stando agli importi relativi alle confische per equivalente, ovvero aggiuntive a quelle materialmente già effettuate, seppure decadute con la prescrizione del reato, stiamo parlando di somme abnormi che sarebbero state percepite ai tempi della ‘San Marino da bere’, ma alla fine è finito quasi tutto in una bolla di sapone. Secondo gli avvocati difensori, considerato che il proscioglimento non costituisce una condanna, non si legittimerebbe alcuna confisca ed hanno quindi avanzato istanza per chiederne la restituzione ai loro assistiti. Se ciò dovesse avvenire, si tratterebbe di una ingiustizia ancora più insopportabile. A San Marino nessuno ha pagato per le malefatte che hanno portato il Paese sull'orlo del collasso. L'unico procedimento penale rimasto in piedi è quello per la vicenda di Banca CIS. Vedremo come andrà a finire, ma sembra che il principale imputato sia tranquillamente all'estero a godersi la vita. Non possiamo parlare di giustizia sociale se non facciamo i conti con il nostro passato più recente, che ha provocato un debito pubblico esorbitante e che si ripercuoterà su tutti noi e sulle future generazioni.”

cs CSdL

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