Simoncini del Partito Socialista chiede una presa di coscienza da parte di tutti
Stiamo vivendo una fase storica di estrema debolezza di ideali e di impoverimento della dialettica politica. Anni di superficialità, di contraddizioni, sorvolando su molti altri aspetti, in cui i partiti, con ruoli principali o secondari, e gli esponenti della vita politica, pur cercando di darsi una nuova immagine non curandosi che alcuni di loro sono e sono stati tra i protagonisti di una crisi come quella che sta attanagliando i sammarinesi dal lontano 2008, sono tra gli artefici dell’attuale decadenza maturata nella qualità del dibattito e della funzionalità della cosa pubblica. Lasciando il campo all’autoreferenzialità dei singoli, ai click sulla rete, alle bufale della comunicazione divenute ormai mezzo di lotta politica ed usando il tutto politicamente anche in maniera propagandistica, hanno trasformato lo scenario del Paese in uno scontro violento ed hanno prodotto uno scollamento molto pericoloso fra le istituzioni, l’amministrazione dello Stato ed il Paese reale. La situazione è tanto incancrenita che il pregiudizio radicato contro i politici si sta traducendo sempre di più nell’indifferenza generale del tanto sono tutti uguali, cambiano i suonatori ma la musica è la stessa. Sono battute qualunquistiche che disprezzano gli enormi sacrifici di chi ancora lavora con impegno e serietà, anche se i partiti tradizionali, colpiti da una propaganda considerata anticasta, oltre che per loro responsabilità (mediocrità), ormai sono organizzazioni che stanno perdendo quel collegamento necessario con la propria base, con la società civile e si dimenticano troppo in fretta della concreta realtà quotidiana con la quale i sammarinesi sono costretti a fare i conti. Sicuramente quelli della così detta area socialista, per tante ragioni sono quelli messi peggio. La principale è sicuramente dovuta alla continua diaspora che oltre ad indebolire ogni forza, rende meno incisivo il modo di stare sia nella maggioranza sia all’opposizione e perché, oltretutto, hanno perso molto delle loro doti del riformismo socialista. Purtroppo, nella gente c’è la percezione che si voglia continuare la medesima commedia, anche se con ruoli diversi, del tutti contro tutti per impossessarsi del bastone del comando. Per andare dove? Non si sa. Si fatica a capire che un certo mondo è crollato, anche sotto l’effetto del Covid-19, e che oltre all’economia, i rapporti sociali, il lavoro ecc., anche la politica è da ricostruire. Ebbene, gli attuali soggetti politici ne prendano coscienza e siano all’altezza del compito: chi lo capirà proseguirà, gli altri abbandoneranno giocoforza, perché privi delle capacità necessarie. Purtroppo in questa mia breve esperienza di consigliere devo riconoscere che anche il luogo del confronto democratico per eccellenza, ossia il C.G. e G. spesso, anzi troppo spesso, si trasforma in un poco edificante agone di offese e bassa politica. La rabbia, il rancore e il risentimento sembrano elementi sempre più presenti nel dibattito politico e ci stiamo abituando ai toni sopra le righe e gridati, ma sbeffeggiare chi sostiene una tesi diversa dalla tua, non mi sembra la cosa più corretta in termini democratici e di rispetto per le idee altrui. Evitiamo tutti quanti di organizzare sceneggiate finalizzate a catturare le emozioni temporanee della gente per procacciarsi qualche voto e smettiamola con questo tiro alla fune per vedere chi va prima per terra: è da irresponsabili, mentre il Paese deluso subisce gli effetti delle mancate risposte. Questo va rimarcato anche perché le maggioranze passano, le alleanze e gli equilibri cambiano, ma come vediamo i guasti sono destinati a durare nel tempo. Abbiamo da anni iniziato una deriva che nessuno ha la forza di contrastare, senza capire che, distrutta la politica, sarebbe toccato alle istituzioni. Basta con i giochini politici e i tatticismi, è necessario una presa di coscienza da parte di tutti o almeno di chi ha ancora un po’ di buon senso, per ridare dignità e credibilità alla politica e assicurare una prospettiva alle nuove generazioni. Reagire quando è troppo tardi è difficile se non inutile. Consigliere Giacomo Simoncini