Smart working: la possibile svolta per San Marino
Una normativa snella potrebbe trainare l’economia del piccolo Stato
La pandemia di coronavirus ha avuto un forte impatto sulla vita di tutti i giorni; dall’economia, alla società, alle relazioni, fino al modo di lavorare. I comportamenti delle persone sono cambiati, sia a causa degli obblighi imposti dalle autorità, sia per quanto riguarda l’accelerazione nell’adozione di nuove tecnologie. Un aspetto profondamente cambiato è il mondo del lavoro: moltissime persone in tutto il mondo hanno smesso di recarsi in ufficio tutti i giorni, lavorando da remoto. Le grandi multinazionali del “Tech”, sono state le prime ad agevolare questo percorso e hanno già dichiarato, come Twitter, che i propri dipendenti avranno la possibilità di lavorare da remoto per sempre e tra queste ci sono anche Slack, Google, Facebook, Spotify,...ecc. La situazione in Europa, prima della pandemia, era molto diversa. Infatti secondo i dati di Eurostat, solo il 5,4% degli occupati nell’Unione Europea tra i 15 e 64 anni era solito lavorare da remoto. Tra questi, Olanda, Finlandia e Lussemburgo, occupavano il podio della classifica, con l’Italia che si attestava sotto la media EU. Ora invece, secondo Eurofound, circa il 40% dei cittadini europei lavora da remoto. Fortunatamente, durante l’emergenza sanitaria, sia in Europa, che a San Marino, i governi hanno emanato decreti in cui si permetteva il lavoro a distanza in deroga alle vecchie regole. In questo modo, decine di milioni di persone in Europa e centinaia se non migliaia a San Marino, hanno potuto continuare a lavorare, in primis da casa. Occorre qui una doverosa precisazione di forma e contenuto, infatti lo smart working non coincide con il lavoro da casa comunemente chiamato telelavoro, ma è molto di più. Prima di tutto è un processo complesso di cambiamento culturale dell'organizzazione, che deve tenere conto degli obiettivi, delle risorse umane all'interno dell'azienda e delle tecnologie disponibili. È importante considerare il modello di leadership attuale dell'organizzazione, per renderlo compatibile con il cambiamento di paradigma che inevitabilmente porta allo smart working. Il “lavoro intelligente” è prima di tutto un processo di trasformazione volontario e prevede un patto di fiducia tra azienda e lavoratori, dove il controllo non è al centro del flusso lavorativo, dove il lavoro non si conteggia con le ore, ma con il raggiungimento di specifici obiettivi e compiti completati e non si basa sul lavoro da casa, ma potenzialmente da qualsiasi luogo, anche la sede aziendale stessa. Per questo, non tutte le organizzazioni sono adatte ad avviare un processo di smart working, perchè si basa su logiche nuove. Esistono esempi eclatanti di multinazionali “tech” che hanno migliaia di collaboratori, con una sede fisica che ospita pochissimi dipendenti, come nel caso di Automattic, azienda fondata dal creatore di WordPress. L’azienda ha oltre 1.000 dipendenti, che lavorano da quasi 50 paesi diversi nel mondo senza spostarsi da casa, o dal luogo che preferiscono, ovviamente l’importante è essere online e per inciso non usano neanche un sistema di e-mail, ma avanzati tool di collaborazione. Venendo al caso di San Marino, conosco alcune realtà che hanno tratto benefici dallo smart working, dove la sede fisica è divenuta un optional e i dipendendenti lavorano tutti da remoto, con grande beneficio non solo per l’azienda stessa, che ha incrementato produttività ed efficienza, ma anche con soddisfazione dei dipendenti. Ora, per un momento, proviamo a fare una valutazione, prima di tutto del territorio fisico della nostra Repubblica, poi dei trend globali. A questo punto è facile intuire che come paese non ci si possa permettere ulteriore erosione di suolo ed incentivi per nuovi insediamenti di attività produttive e che quindi il settore dei servizi, della ricerca e sviluppo e soprattutto quello di aziende “Tech” è l’unico futuro possibile per il nostro paese. In questo senso lo smart working e il lavoro da remoto, potrebbero rappresentare la svolta per la ripresa economica, ormai stagnante da troppo tempo. Infatti, una legislazione leggera e agile in questo senso, permetterebbe alle aziende di assumere persone locali e talenti da tutto il mondo, che potrebbero svolgere il loro lavoro da remoto, direttamente dal paese di residenza, senza bisogno di spostarsi. Questo rappresenterebbe un grande vantaggio per l’insediamento di nuove aziende sul territorio, che altrimenti non avrebbero motivo di stabilirsi a San Marino. Queste aziende necessiterebbero di pochissimi spazi, ma sprigionerebbero un grande valore, nonché ricadute positive per il territorio e per tutta l’economia nazionale. Altro vantaggio da considerare sarebbe il minor inquinamento e traffico sul nostro territorio, dovuto ai minori spostamenti quotidiani delle persone. La reazione peggiore che si possa avere è tornare indietro alle vecchie abitudini, dove scarsa produttività e competitività erano all’ordine del giorno. Oggi si sono aperti scenari completamente nuovi sul modo di lavorare e per un piccolo paese come il nostro, cavalcare e governare questi trend significherebbe essere un passo avanti a tutti gli altri Stati. Ovviamente ci vuole intelligenza e lungimiranza, sia da parte della classe politica, che dirigente, ma anche da parte di tutti gli stakeholder. Fabio Andreini