Tutti ecologisti col terreno degli altri?
Nel frattempo nessuno conosce quale sia il progetto in atto, nessuno ha spiegato a cosa servano ulteriori decine di migliaia di metri per aggiungere un nuovo centro per i rifiuti e perché.
Si fa il confronto con il passato: da Maiano (2012), a Gaviano (2013), ora la palla è passata ai Laghi. A chi toccherà dopo? Ogni volta i cittadini in rivolta: ecco allora che tutti vogliono fare gli “ecologisti” con il porta a porta ma nessuno vuole i rifiuti vicino a casa. Siamo sicuri che sia davvero così?
Il nostro appello ai cittadini è quello di non cadere nel tranello di un governo che lancia improbabili progetti in pasto alla gente alimentando le preoccupazioni con la confusione e la mancanza di trasparenza e di informazioni . Questa confusione fa bene a chi vuole distogliere l’attenzione dalle vere domande.
Non si dice infatti che dal 2012 qualcosa è cambiato, o meglio, sarebbe dovuto cambiare. A dimostrare la necessità di questo cambiamento fu l’aut aut di Sogliano che a fine 2013 non accettò più i nostri rifiuti costringendo lo stoccaggio per mesi al centro di San Giovanni.
L’attuale governo si prese, su mandato del Consiglio, precisi impegni : porta a porta esteso su tutto il territorio e differenziazione del 60% entro il 2015, accordi con i consorzi italiani, verso una strategia rifiuti zero per diminuire la quantità dei rifiuti.
Il 2015 è quasi finito e non ci interessa dei battibecchi tra Segretari e Azienda: che fine hanno fatto gli impegni presi? Dopo quasi 3 anni i risultati sono pessimi e tutti se ne sono accorti: aumento dei costi, mancanza di risultati, enorme confusione.
Se allora è vero che il governo di San Marino ( che pubblicizza all’Expo la nostra Repubblica come primo stato a RIFIUTI ZERO) aveva un preciso impegno per diminuire la quantità dei rifiuti, perché ora c’è bisogno di un altro centro? Se l’obiettivo è avere meno rifiuti perché dobbiamo aumentare le superfici per il loro trattamento? Perché non basta il centro esistente a San Giovanni? Perché si evita di coinvolgere la gente sui progetti, calando le scelte dall’alto e dando dell’ ostinato a chi vuole saperne di più?
Ci pare evidente che il disegno sia quello di dipingere il porta a porta come un “capriccio ecologista” che comporta inevitabilmente maggiori costi e la costruzione di nuovi centri. Sbagliato!
Il porta a porta è un piccolo ma necessario ingranaggio in un sistema più ampio che dovrebbe servire a diminuire la quantità dei rifiuti e di conseguenza i costi.
Il materiale raccolto dal porta a porta non dovrebbe essere stoccato per mesi con consumo di superfici: se le Segreterie avessero rispettato l’impegno di trovare un accordo con i consorzi italiani, il materiale andrebbe subito rivenduto affinché lo Stato ne ricavi qualcosa, oltre a risparmiare gli oltre 2 milioni l’anno che San Marino paga per lo smaltimento in discarica (dando ancora per scontato che l’Italia continui ad accettare di smaltire i nostri rifiuti). Si parla dunque di favorire il risparmio per tutti i cittadini, anziché la speculazione sulla quantità di rifiuti prodotti.
I vertici dell’Azienda forti di una discrezionalità a cui nemmeno i Segretari hanno saputo mettere un freno, non hanno rispettato gli impegni, rivelandosi inaffidabili.
Di chi è compito dunque responsabilizzare o allontanare i dirigenti che si dimostrano incapaci di traghettare San Marino verso una gestione dei rifiuti differente dal passato?
Nemmeno l’ Osservatorio sui rifiuti è stato capace di controbattere allo strapotere dell’Azienda. Il suo compito più importante, e cioè quello di pianificare un nuovo modello di gestione dei rifiuti, è stato delegato ad una ditta esterna: nonostante ciò, il progetto (che ci è costato altri 45.000euro) non è ancora stato reso pubblico.
Dunque abbiamo due scelte: o attendere il prossimo terreno sacrificato per un progetto di cui nessuno conosce l’utilità, oppure pretendere di non essere più presi in giro da parte di chi non riesce a mantenere gli impegni presi.