Già nel 2011 la benzina era aumentata del 24% e il gasolio del 39%. Il costo del carburante è composto, oltre che dal prezzo netto del greggio, anche dalle accise o imposta speciale che sono predeterminate dallo Stato italiano e sono una voce importante nella composizione del prezzo finale. Le imposte italiane sono composte ancora da voci che servivano a finanziare le “disgrazie” del passato, come ad esempio la Guerra d’Etiopia del 1935-1936, la Crisi di Suez del 1956, la Ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963, la Ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966, la Ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968, la Missione ONU durante la guerra del Libano del 1982, la Gestione immigrati dopo la crisi libica del 2011, etc. Accise che ancor’ oggi, assurdamente, sono parte integrante dei prezzi al consumo.
Facciamo un esempio sulla composizione del prezzo finale in Italia:
Benzina: su 1.953,14 euro pagati dal consumatore, 728,40 sono accise, 352,21 Iva e 872,53 netto;
Gasolio auto: su 1.829,33 euro pagati dal consumatore 617,40 sono accise, 329,88 Iva e 882,05 netto;
Gpl: 853,55 euro pagati dal consumatore, 147,27 sono accise, 153,92 Iva e 552,36 netto.
Quindi l’accisa pesa quasi il 40% sul costo finale di benzina e diesel, un po’ meno sul gpl.
Si tenga presente che l’Italia è all’ottavo per la benzina e al settimo posto per i diesel, nella classifica delle nazioni dove il pieno risulta più caro (dati EnjoyTravel.com del 2021)
I carburanti venduti a San Marino, sono normati dall’ accordo di buon vicinato del ’39, che cita “Il Governo della Repubblica di San Marino si impegna a che detti prodotti vengano venduti nel proprio territorio ad un prezzo non inferiore a quello imposto o praticato in Italia nelle varie fasi della distribuzione (…).
Con il decreto n 20 del ’75 lo Stato di San Marino ha potuto incamerare gli introiti riguardanti le accise nelle proprie casse.
Ora a causa della guerra tra Russia e Ucraina e relative sanzioni o minacce di blocco degli approvvigionamenti, il prezzo del carburante, benzina e diesel, registra inevitabilmente una nuova impennata. Il prezzo del greggio è arrivato a Wti a quota 116 dollari e quelli del Brent a 120 dollari. La situazione per i consumatori, che fanno carburante per andare al lavoro e spostarsi, rischia di diventare insostenibile.
UCS ha proposto, visto che l’accordo del 39 è già in fase di cambiamento per quel che concerne la notifica delle sanzioni del codice della strada, come dichiarato dal Segretario competente:
se fosse possibile rinegoziare gli accordi sul prezzo di vendita, esentando o diminuendo sostanzialmente la percentuale delle accise e quindi diminuendo sostanzialmente il prezzo di acquisto e quindi di vendita al consumatore
se si possa abbassare la percentuale di introito percepito dallo Stato con la tassazione, ad esempio aumentando la scontistica nella Smac per i carburanti
Se fosse possibile modificare il DL 2 del 2016 “Tipologie di beni e servizi deducibili”, al fine di aumentare la quota di deduzione di 750 euro sui carburanti in base alla percentuale d’aumento del prezzo.
Inoltre come UCS, abbiamo chiesto:
a che punto sia il riordino e la riorganizzazione dei mezzi pubblici che, così come strutturati ad oggi non forniscono un servizio proattivo all’utenza. Il sevizio trasporto pubblico ha orari e tratte non rispondenti all’esigenza del fruitore e quindi non sono usati, a tal proposito il Dirigente AASS, dopo essere stato interpellato, ha detto che fisserà una riunione a breve.
Il momento è sicuramente difficile e complesso a livello mondiale ma, se non interveniamo rapidamente o non poniamo correttivi a sostegno dei consumatori, da “decrescita felice”, termine fortemente contestato da UCS, ci ritroveremo ad una implosione sistemica insostenibile.
Comunicato stampa
Unione Consumatori Sammarinesi