UCS: soprattutto l’8 marzo e il 25 novembre si parla di donne, bene! Ma nel lasso di tempo da una data all'altra, bisogna adoperarsi perché le cose cambino

UCS: soprattutto l’8 marzo e il 25 novembre si parla di donne, bene! Ma nel lasso di tempo da una data all'altra, bisogna adoperarsi perché le cose cambino.

Due volte all’anno si parla e si scrive massicciamente di donne e dei loro problemi, domani 8 marzo è la giornata internazionale dei diritti della donna e serve a ricordare “sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo”, afferma Francesca Busignani Presidente Unione Consumatori Sammarinesi, ma anche durante tutto l’anno ci si deve adoperare per sanare e per continuare a tenere alta l’attenzione, su quello che non funziona. Questa giornata viene festeggiata dai primi del secolo scorso e nel “Bel Paese” precisamente dal 1922. Molti passi avanti sono stati compiuti da allora, molti dei diritti delle donne che oggi reputiamo palesi e scontati, sono il frutto della forza di volontà di quelle donne e anche di alcuni uomini, che li hanno perseguiti con tenacia e perseveranza. Siamo nella condizione di poter affermare che l’8 marzo, può essere festeggiato come ricorrenza del compimento di un percorso di diritti parificati o percezioni sociali paritarie fra uomini e donne? Purtroppo NO, molto è stato fatto, ma tanto c’è ancora da fare, sia in ambito sociale che per quello che riguarda violenze fisiche nei confronti delle donne. Le morti violente in Italia sono per il 35% di donne, con un percentuale sui femminicidi da parte del coniuge, dell’ex, o di un familiare pari all’83,6% contro il 65,8% del 2011 e sinceramente, come UCS, a chi dice che la percentuale sia cresciuta a causa della costrizione a stare chiusi in casa per il Covid, ci sentiamo di rispondere che è ora di smetterla di trovare scusanti a delle azioni che non dovrebbero mai essere messe in atto a prescindere da luogo, stagione, etnia o altro. Queste azioni vanno fermate potenziando i centri di ascolto, il personale delle forze dell’ordine o/e delle strutture che si adoperano in questi ambiti; facendo prevenzione, continuando a cambiare preconcetti e percezioni sociali sbagliate anche del singolo, applicando pene esemplari agli aggressori, attuando procedure snelle e di facile fruizione per chi subisce violenza o stalking, invertendo anche il modo di trattare queste dinamiche a livello di opinione pubblica che a volte, sia nelle aule di giustizia che nell’informazione, danno attenuanti ai carnefici e giudicano le vittime. In Italia ad esempio è stata emanata una nuova circolare della Direzione Anticrimine, nella quale si dice che è improprio ricondurre le liti tra coniugi a quei “dissidi privati” per i quali il regolamento prevedrebbe, una “bonaria ricomposizione” e che troppo spesso si concludevano con una pace fittizia, accettata dalla vittima per paura di subire il peggio una volta che gli agenti se ne fossero andati. Adesso dopo il sopralluogo, le forze dell’ordine ricontatteranno la donna e verificheranno che non abbia subito una violenza che non è riuscita a segnalare. Inoltre, sempre in Italia, in farmacia chiedere: “Voglio una mascherina 1522” è una frase in codice che pronunciata fa scattare l’intervento delle forze dell’ordine; infatti il 1522 è il numero di emergenza antiviolenza e stalking. Anche a San Marino si sono messe in campo azioni, norme e strutture a supporto, ed anche alcune associazioni private si sono fattivamente adoperate e si adoperano per contrastare la violenza sulle donne e per supportare il processo di conquiste sociali per parificarle ad un mondo ancora troppo concettualmente “maschile”, tanto ancora però c’è da fare e solo uniti si può arrivare ad un risultato otimale. Come UCS ci auspichiamo che un giorno, non troppo lontano, l’8 marzo possa essere vissuto come un giorno di reale festa in un mondo di reali diritti e doveri uguali per tutti.

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Comunicato stampa
Unione Consumatori Sammarinesi - UCS

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