Uds. Ex Reggente Simoncini riconosciuto colpevole anche in secondo grado

Uds. Ex Reggente Simoncini riconosciuto colpevole anche in secondo grado.

La sentenza di secondo grado emessa dal giudice d’appello penale David Brunelli lo scorso 6 settembre è molto chiara. Pone il macigno della formula dubitativa sull’assoluzione dell’ex Capitano Reggente Simoncini dal reato di violenza privata, perché non si è potuto accertare la sussistenza del reato “oltre ogni ragionevole dubbio”. Riconosce che con la normativa attuale, in particolare con le nuove norme introdotte con il decreto delegato n. 109 del 9 agosto scorso, l’azione dell’ex Capitano Reggente Giacomo Simoncini si configurerebbe certamente come “molestia sessuale”. Pur non essendo applicabile all’ex Reggente la nuova normativa, ci pare importante notare come le nuove norme introdotte “per la prevenzione e repressione della violenza contro le donne e di genere” possano avere una maggiore chiarezza ed efficacia.

D’altra parte, la sentenza di appello conferma quanto già accertato in primo grado, ovvero la commissione di “atti indecenti”, rimarcando che il fatto commesso dal Simoncini “riguarda la dignità della persona a cui egli ha rivolto un atto vile, spregiudicato e disonorevole…”. Inoltre la sentenza d’appello afferma l’aggravante dell’abuso delle funzioni di Capitano Reggente; il giudice infatti rimarca con veemenza e particolare rigore che “è proprio la disparità di posizioni che contrassegnava il rapporto tra le due persone protagoniste che ha reso possibile la commissione del fatto”. In più punti la sentenza ribadisce che quanto raccontato dalla persona lesa è assolutamente attendibile, coerente e confermato dalle versioni riportate anche da altri testimoni: è questo un aspetto da rimarcare, specialmente dopo la inaccettabile gogna pubblica (una vera e propria vittimizzazione secondaria) a cui la vittima fu sottoposta a partire dal marzo di ormai due anni e mezzo fa, quando la notizia divenne di dominio pubblico e lei fu costretta a sentire ogni forma di minimizzazione dell’accaduto se non addirittura a vedersi accusata di aver mentito per non si sa quali possibili reconditi scopi. Fu costretta, come tutto il Paese del resto, a vedere l’ex Capitano Reggente continuare nelle proprie funzioni, partecipare alla cerimonia del 1° aprile di fronte a tutto il corpo diplomatico e rimanere ancora nel proprio ruolo di consigliere per oltre un anno, prima di rassegnare le proprie dimissioni.

La sentenza di secondo grado, oggi, si esprime in questi termini: “l’aumento della pena è comunque correlato all’insulto alle funzioni, le più importanti ed elevate nello Stato sammarinese, che la commissione del fatto ha comportato, con la compromissione della stessa immagine della Istituzione più alta presso la piccola comunità sammarinese”. Viene ribadita la totale legittimità di un risarcimento dei danni nei confronti della vittima, “essendo evidente, anche dalla sua reazione immediata, la ricaduta del fatto sulla sua sfera personale, familiare, lavorativa, pacifiche le sofferenze subite in conseguenza anche del processo che ha dovuto affrontare, con lo strepitus fori che ha comportato e lo stress al quale la stessa è stata sottoposta”, ma viene riconosciuta anche la validità della richiesta di danni da parte dell’Eccellentissima Camera, ribaltando in questo la sentenza di primo grado. Anche in questo caso le parole del giudice sono durissime: “l’impensabile fatto commesso dal Reggente, proprio per il ruolo apicale delle Istituzioni che in quel momento il Simoncini esercitava, ha compromesso l’immagine dello Stato, non tanto e non solo dal punto di vista mediatico, ma ben più a fondo nel sentimento della popolazione, minando la credibilità, l’autorevolezza, il prestigio di cui quel ruolo deve essere circondato”. Rimarchevole è anche il riconoscimento della legittima richiesta dell’Authority Pari Opportunità di essere riconosciuta come parte civile: “l’appello proposto dall’Autority non soltanto è ammissibile, ma è anche fondato, perché il fatto commesso dal Simoncini costituisce il prototipo del bersaglio contro li quale l’Autority è stata costituita e l’obiettivo preventivo al quale deve tendere l'attività culturale e formativa da mettere in campo da parte di questa istituzione”.

Siamo ben consapevoli che la giustizia sammarinese prevede la possibilità per l’accusato di ricorrere a un terzo grado di giudizio e siamo ancora nei tempi consentiti a questo scopo. Ad ogni modo, come Unione Donne Sammarinesi prendiamo atto, per il momento, di questa sentenza di secondo grado che pone punti fermi molto rilevanti e sottolinea alcuni elementi fondamentali per un paese civile: il rispetto assoluto della parte lesa, l’attenzione a una crescita anche culturale che permetta una sempre maggiore tutela delle vittime di violenza di genere, la gravità dei fatti in quanto commessi dalla massima autorità del Paese, durante l’esercizio delle proprie funzioni e la necessità, infine, di tutelare anche le istituzioni. Attendiamo dunque fiduciose la ripresa del procedimento per il Sindacato della Reggenza Simoncini, da noi promosso ormai due anni e mezzo fa.

Unione donne sammarinesi

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