UDS risponde alla Democrazia Cristiana: lettura distorta dei dati per non ammettere un’ideologia sconfitta al Referendum
UDS risponde al comunicato della Democrazia Cristiana in cui il partito analizza i dati sull’interruzione volontaria di gravidanza delle donne sammarinesi negli anni 2004-2020.
Ci meravigliamo che la DC, pur avendo al suo interno numerose sensibilità con posizioni anche più aperte e progressiste, lasci che la sua componente più “integralista” sia portavoce del partito, quella che nonostante i proclami a favore della famiglia tradizionale, non ha mai finalizzato alcuna proposta concreta per sostenerla, quella che, per la propria incapacità di leggere i cambiamenti della società, della famiglia e del ruolo delle donne, porterà la Democrazia Cristiana sempre più lontana dal suo obiettivo di partito “di Paese”. Il Referendum ha evidenziato con i numeri quanto poco seguito abbia questa componente minoritaria, eppure continua inspiegabilmente a prendere il sopravvento.
Pensiamo che difendere la propria ideologia con letture distorte e discutibili dei dati non contribuisca ad un dibattito serio.
Per rispondere ad alcune affermazioni della DC, i dati sammarinesi di abortività che risulterebbero più bassi rispetto all’Italia - non ne abbiamo la certezza perché si riferiscono alle IVG effettuate in sole tre province italiane - non sono certamente da attribuire al fatto che l’aborto a San Marino è sempre stato reato penale. Basterebbe leggere i dati internazionali per sapere - ed UDS lo ha ripetuto all’infinito - che laddove l’aborto è illegale, le IVG non diminuiscono. Quello che diminuisce è la tutela della salute delle donne! È più probabile che i dati sammarinesi siano più bassi per motivi strutturali e socioeconomici e perché le donne migranti che spesso vivono in situazioni di degrado e abbandono - e che oggi rappresentano il 30% di chi abortisce in Italia - semplicemente a San Marino non ci sono.
Al di là di qualsiasi lettura, superficiale e parziale, che la DC voglia dare dei dati, per UDS essi dicono una sola cosa: le 303 IVG da parte di donne e coppie sammarinesi degli ultimi 16 anni sono semplicemente 303 storie di abbandono, 303 storie di ghettizzazione e 303 storie di sofferenza causate dall’ottusità di una - oggi per fortuna - nettissima minoranza del Paese che, per oltre 40 anni, ha ignorato le proprie cittadine e famiglie.
Quelle 303 interruzioni di gravidanza sono 303 cittadine abbandonate dal sacrosanto universalismo del sistema sanitario, costrette a recarsi fuori confine come delinquenti per ricevere un trattamento sanitario che, a settembre 2021, il 77,3% dei votanti ha deciso di consentire, in maniera legale e sicura, anche in Repubblica.
Accusare, infine, l’IVG di essere la causa della denatalità è l’ennesima logica distorta e fallace degli antiabortisti che ci siamo ormai stancate di ascoltare. Gli aborti c’erano anche e soprattutto in epoche di natalità alta. Piuttosto, la bassa natalità è dovuta a politiche miopi - e riforme mai implementate - che non prevedono maggiori risorse e sostegni adeguati alle famiglie, che non incentivano la genitorialità, che non contrastano il gap salariale e la discriminazione lavorativa delle donne ecc.
Infine, respingiamo l’ennesima affermazione accusatoria e criminalizzante secondo cui l’aborto non può essere “la libera affermazione dell’autodeterminazione del più forte sul più debole”, un vero e proprio schiaffo a 11.119 cittadine e cittadini che hanno votato Sì al Referendum e a Unione Donne Sammarinesi.
Comunicato stampa
Unione Donne Sammarinesi
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