«Una libertà secolare scolpita nella roccia»
Mi capita spesso di fermarmi ad osservare i vari cartelli pubblicitari, un po’ per curiosità, un po’ perché mi piace cogliere il messaggio e paragonarmi con quello. Già ho scritto dell’invito a visitare «quel paese – San Marino - unico al mondo», e quindi l’invito a mantenere intatta la nostra unicità, con fierezza e determinazione. Ultimamente ho letto il manifesto che ci parla della nostra libertà, scritta nella roccia. E mi sono paragonato con una trasmissione radiofonica – italiana - in cui si parlava della nostra Repubblica, soprattutto per stigmatizzare il fatto che ancora non si fosse adeguata alla modernità dell’aborto. Non solo, ma si commentava con sufficienza e con la solita aria di sciocca superiorità il fatto che tra noi esistesse ancora un partito che si chiama «Democrazia Cristiana» (a questo proposito spero che i politici del PDCS [la DC sammarinese] sappiano rispondere a tono a chi si esprime così banalmente e superficialmente). La signora sammarinese che interveniva in quella trasmissione si rammaricava del fatto che ancora l’aborto non fosse permesso e venisse ancora considerato reato, e faceva notare che nel campo dei diritti cosiddetti civili, per quanto riguarda le unioni civili tra persone dello stesso sesso, si fossero fatti tanti passi avanti. Questa trasmissione è andata in onda nello stesso giorno in cui venivano comunicati i dati dell’ISTAT in cui si mostrava che in Italia le morti superavano di gran lunga le nascite, e che l’inverno demografico preoccupava persino il Presidente Mattarella. A furia di parlare testardamente di diritti, e considerare l’uccisione di un bimbo nel ventre della madre come un diritto di assoluta libertà, non ci si accorge che si fa naufragare la stessa possibilità di sopravvivenza della nostra Repubblica, quella repubblica per cui, tra l’altro, è così difficile ottenere cittadinanza, ed anche residenza. Se non basterà ricordare che l’aborto è considerato un crimine contro la vita umana da quei cattolici compatiti, se non disprezzati, dalla signora sammarinese alla radio, chissà se la consapevolezza del declino della nostra Repubblica porterà a più miti consigli coloro che ritengono un loro preciso dovere fare una battaglia dagli esiti così catastrofici? Penso che mantenere la coscienza della roccia su cui è costruita la nostra storia, quella roccia che ci ha sostenuto per quasi duemila anni con una identità forte e dignitosa, che ha saputo tenere testa a chi voleva fare di noi possedimento altrui, quella identità che faceva declamare al poeta Carducci la «perpetua libertà» di cui essere fieri e testimoni nel mondo, dovrà essere ciò che, in questi anni a venire, con le tragiche vicende che ci spaventano per il pericolo della non sopravvivenza di tanti, troppi uomini per l’imprudenza e l’odio scaltro di chi vuole dominare il mondo, questa identità sappia resistere alle sirene così poco attraenti di una libertà omicida. San Marino, nella storia, ha saputo mostrare al mondo, anche nella comunicazione, una immagine migliore.
Don Gabriele Mangiarotti