Una strategia per ridurre le tariffe sull'energia e per annullare la bolletta nazionale elettrica
L’ottimo intervento di Giovanni Zonzini di ieri mi ha fornito degli spunti sul tema energetico. Già ad ottobre in un intervento in Consiglio e durante una puntata di “Viceversa” di RTV, richiedevo di porre al centro dell’attenzione il tema dell’approvvigionamento energetico visto l’allora incombente e cospicuo aumento dei prezzi del gas e dell’energia elettrica. L’Autorità in dicembre ha proposto aumenti del 30% in media delle bollette sulle utenze domestiche e le considerazioni numeriche fornite dalla stessa permettono di capire che lo stato si sobbarcherà un salasso percentuale ben maggiore nel 2022. Ciò mi induce a rafforzare la proposta su un investimento ormai indispensabile per la Repubblica, quello sulla produzione da energie rinnovabili. Le valutazioni dell’Autorità per l’energia indicano un aumento del prezzo dell’elettricità dal 2021 al 2022 da 0,0743 a 0,127 €/kWh, il 70% in più, e del gas metano da 0,18 a 0,62 €/m3, addirittura più del triplo, dato che però sconta il fatto che nell’anno passato era stato spuntato un costo particolarmente basso. Alla luce degli aumenti citati la “bolletta nazionale” aumenterà quest’anno da circa 28 milioni di euro a circa 58 milioni di euro (di cui 33 milioni per l’energia elettrica), praticamente più del doppio ed un aggravio di 30 milioni di euro. 30 milioni di euro sono una cifra considerevole per le nostre finanze, sicuramente rappresentano l’aumento di spesa più alto di tutto il bilancio annuale dello stato. Questi numeri confermano l’esigenza, l’urgenza direi, di occuparsi del tema della produzione di energia elettrica con un impianto intestato a San Marino, in prospettiva utile per la mobilità elettrica ed anche per ridurre i consumi di gas metano, nell’ottica di una incipiente elettrizzazione anche in riferimento alla produzione del riscaldamento domestico, così da diminuire le emissioni di gas climalteranti come quelli prodotti dalla pure efficiente combustione del metano. Ribadisco allora quanto detto mesi fa: considerando l’esiguità del territorio e la necessità di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili, San Marino deve proporsi quale investitore in impianti (eolici, fotovoltaici o idroelettrici) che sono attualmente in valutazione in Italia o altrove in Europa al fine di acquisire diritti ed energia di parte di questi impianti per coprire parte rilevante del suo consumo elettrico. Con gli impianti fotovoltaici installati in Repubblica siamo arrivati a coprire circa il 5% dei consumi in poco più di un decennio e questo è già un ottimo risultato, che ci pone tra i primi posti al mondo nella classifica dei produttori pro capite. Ferma restando l’esigenza e la bontà della scelta di continuare sulla strada del fotovoltaico da incentivare per privati e imprese, è tuttavia molto improbabile che nel prossimo decennio si arrivi a coprire quota consistente dei consumi procedendo con questo seppur ottimo ritmo. All’Art.3 della Legge di bilancio appena votata si prevede l’acquisizione di risorse mediante finanziamenti nazionali o internazionali o emissione di titoli del debito pubblico per un ammontare complessivo di 150 milioni di euro. Con ogni evidenza non sarebbe bene prevedere la creazione di nuovo debito solo per coprire spese correnti, è necessario investire. Per dare un’idea spannometrica dell’operazione, un impianto eolico che fosse in grado di coprire i consumi elettrici totali della Repubblica potrebbe costare un centinaio di milioni di euro. Al prezzo dell’elettricità attuale quindi il tempo di ritorno semplice sarebbe di tre anni ed al costo di un anno fa di circa cinque. Con ogni evidenza un impianto eolico ha durata ben maggiore di cinque anni. Sarebbe conveniente e semplice anche la soluzione che prevede l’utilizzo del fotovoltaico, molto meno facile però sarebbe trovare investimenti internazionali per i quali la sola nostra parte di impianto per coprire i consumi occuperebbe una superficie di grossomodo 1,5 kmq di pannelli fotovoltaici. Estremamente valida anche l’idea dell’idroelettrico, anch’essa statisticamente più ardua da intercettare. Il calcolo è tarato sugli interi consumi ma l’impianto può essere scalato verso il basso per contemplare esigenze finanziarie o, al contrario, verso l’alto nel caso si valutasse conveniente l’idea di produrre di più di quel che serve e vendere la differenza. È altresì evidente che i vantaggi economici non si verificherebbero solo indirettamente ma anche direttamente per i cittadini e per le imprese, visto che le tariffe energetiche potrebbero essere totalmente riviste alla luce del fatto che le energie rinnovabili sono gratis a differenza del gas o dell’elettricità comprata. Non solo: una operazione del genere consentirebbe altresì di fregiarsi del titolo di paese senza emissioni inquinanti e nemmeno climalteranti per la produzione di energia elettrica, ed anche questo sarebbe un risultato eccezionale, soprattutto nella prospettiva inevitabile che gli impegni per la sostenibilità diventino sempre più cogenti.
Cs Gerardo Giovagnoli Segretario PSD