Gentile Redazione,
siamo un gruppo di donne e di futuri mamme e papà venuti a conoscenza, di recente, del grande cambiamento che ha subìto il reparto di ostetricia e ginecologia del nostro Ospedale di Stato in questi ultimi mesi e che ha destato in noi grande disappunto e preoccupazione. È stata presa la decisione di trasferire la degenza del reparto di pediatria e di unirla al reparto di maternità. Per questo motivo, da circa metà luglio, tre stanze di un’ala del reparto maternità sono occupate dai bambini ricoverati per malattia e le restanti tre, nell’ala di fronte, sono destinate ai neonati; la guardiola centrale è condivisa dal personale di pediatria e ostetricia, ognuno con i propri carrelli e presidi medici. Alla base di questa decisione, ci dicono, la necessità di liberare il reparto di pediatria per fare spazio alla degenza di oncologia attualmente in fase di ristrutturazione. Comprendiamo il bisogno di apportare modifiche agli ambienti, anche in vista di lavori in corso, e siamo perfettamente a conoscenza del grande problema del calo demografico nella nostra Repubblica, con conseguente “svuotamento” del reparto di maternità che sicuramente ha portato a maturare l’idea di ottimizzare gli spazi con la degenza comune di neonati e bambini malati. Secondo noi il pensiero prioritario quando si prendono determinate decisioni, in particolare a livello ospedaliero, non sono tanto la logistica e la “comodità” delle situazioni, quanto l’importanza della prevenzione e la sicurezza dei pazienti. È decisamente destabilizzante e motivo di preoccupazione per tutte noi donne in gravidanza, che dobbiamo partorire in questi mesi o anni, sapere che ci ritroveremo, con i nostri figli appena nati, in un reparto condiviso con bambini ricoverati per qualsiasi tipo di malattia, potenzialmente trasmissibile, tenendo conto del fatto che il personale di entrambi i reparti si incontra quotidianamente, 24 ore su 24. Inoltre, anche se è vero che il calo delle nascite ha portato a periodi di riduzione dei parti, è anche vero che i parti, seppur in numero minore, ci sono e potrebbe anche succedere che avvengano concentrati negli stessi momenti: a questo punto, in caso di necessità di stanze per le mamme e i neonati, come si procederebbe? Per fare un esempio, il gruppo del corso preparto iniziato ad ottobre conta almeno 12 gestanti (escluse le donne che non lo frequentano, quindi potenzialmente potrebbero essere anche di più) che hanno come scadenza per il parto la prima metà di dicembre, per cui sono il doppio dei posti letto disponibili. Inoltre, ai timori di un momento della vita già così delicato per una mamma e per la famiglia che le ruota attorno, si somma un carico di paure e tensioni maggiori in quanto dicembre è uno dei periodi in cui si acutizzano le malattie, anche con rischio di ricovero di bambini. Questi ultimi, una volta ricoverati, devono rispettare la regola di non uscire dalla loro stanza, regola che rende così la degenza ancora più difficile, avendo un bambino l’innata necessità di muoversi, anche solo per poco tempo e tutelandosi a seconda della malattia, causa del ricovero. Reduci da questi ultimi anni dove attenzione all’altro e prevenzione sono state particolarmente ribadite dalla sanità nazionale e internazionale, ci domandiamo perché, in questo caso, nessuno abbia ragionato sui rischi di tale decisione. Ci auguriamo che chi di dovere si faccia carico di riflettere su questa situazione e possibilmente di attuare modifiche e strategie diverse dalle attuali, per la salute e la serenità di ogni paziente.
Porgiamo i nostri saluti.
Un gruppo di donne e di futuri mamme e papà della Repubblica di San Marino