L’Associazione Uno di Noi intende esprimere alcune considerazioni rispetto al lavoro svolto dalla Commissione Consiliare Permanente Sanità in merito all’esame, in sede referente, del progetto di legge in materia di interruzione volontaria di gravidanza e che abbiamo seguito quotidianamente dalla tribuna. Uno di Noi in questi mesi ha inteso portare un contributo costruttivo alla discussione del progetto di legge per il recepimento del quesito referendario sull’interruzione volontaria di gravidanza, carente, nella sua versione iniziale, per molti aspetti cruciali. Nel mese di giugno abbiamo presentato a tutti i gruppi consiliari il nostro pensiero sui temi che consideriamo focali, redigendo emendamenti affinché, chi lo volesse, potesse disporre di un supporto concreto al lavoro che attendeva la Commissione Consiliare. Il nostro spirito è stato quello di dare un contributo fattivo affinché, lo scarno progetto di legge del governo, fosse da un lato rispettoso dell’esito del referendum del settembre scorso, dall’altro migliorato evitando pericolose derive. La nostra bussola è sempre stata quella della tutela della vita, fin dal suo concepimento, quella della salvaguardia della salute della donna e la tutela della famiglia. Sono temi semplici, sui quali si è sempre basata la nostra piccola comunità, con un approdo etico e distintivo. Sarebbe stato auspicabile da parte della politica un lavoro preliminare più intenso per elaborare gli emendamenti proposti con tutte le forze politiche, al fine di suggerire posizioni condivise. Si potrebbe anche dare inizio ad un “intergruppo per la vita” che raccolga coloro che, trasversalmente, si impegnano a difendere la vita. Non desideriamo entrare nella dialettica politica, non è il nostro compito, ma riteniamo che nel rispetto del quesito referendario si potesse e dovesse fare di più. Riteniamo una stortura e una grave ingiustizia l’impossibilità della presenza delle associazioni pro-life nel consultorio, in un paese che vive di associazionismo e in cui vi è una stretta osmosi fra sistema socio-sanitario e associazioni. Visto anche che il personale sanitario presente nel consultorio pare sarà solo abortista. Inoltre, quanto alle minorenni, così come già avviene in tanti casi per i pazienti ISS, si sarebbero potuti scegliere percorsi diversi relativamente all’interruzione volontaria di gravidanza. Inoltre, ci duole constatare che si è introdotta un’ulteriore fattispecie – rispetto al quesito referendario – per consentire alla donna di abortire dopo la dodicesima settimana: il caso di stupro o incesto. Quale senso ha questa estensione? La donna sa subito se la gravidanza è frutto di questi due reati e dunque non si comprende quale senso abbia estendere il termine per chiedere l’interruzione volontaria di gravidanza, e comunque, nel caso, vi sarebbe comunque il requisito dei conseguenti gravi problemi psicologici per la donna. Ci sono poi elementi strani, per una legge sulla interruzione volontaria di gravidanza, che ci preoccupano non poco, come il genere sessuale e le preferenze sessuali sparsi qua a là in diversi emendamenti per colorare di arcobaleno una legge che nulla avrebbe a che vedere con questi argomenti. Ma si sa, (purtroppo) la politica vive anche di bandierine che nel caso specifico nulla hanno a che vedere con la tutela della vita, la tutela della salute della donna e il quesito posto ai cittadini un anno fa. Ci auguriamo poi di trovare nel testo di legge licenziato dalla Commissione la tutela della dignità umana dell’embrione, e quindi di ogni sua parte, anche dopo la morte procurata dalla pratica dell’aborto, così come la previsione che fuori dai casi previsti dalla legge, l’aborto continui ad essere considerato reato.
Comunicato stampa
Associazione Uno di Noi