Uno di Noi su IVG: La scelta della donna sia libera, informata e consapevole
La perla n.3 della nostra collana di emendamenti riguarda un tema a noi molto caro, e si spera non solo a noi, considerato che, nell’impossibilità di garantire il diritto di vita al nascituro, qui si chiede di tutelare il diritto della donna ad una scelta che, per la sua portata, per i suoi rischi e per la sua irreversibilità, sia quanto meno libera, informata e consapevole. LIBERA Sappiamo bene tutti come, molto spesso, la donna venga indotta (se non addirittura costretta sotto minaccia o ricatto) ad abortire:
a) dal partner, che non accetta di fare da padre a quel figlio, a volte perché frutto di un rapporto occasionale od extra-coniugale;
b) dai genitori, che non ritengono la figlia ancora pronta per essere madre o non accettano che si leghi al padre di quel bambino, o semplicemente per evitare il giudizio della gente;
c) dal datore di lavoro, che sottolinea, più o meno espressamente, le perdite di opportunità di carriera che quella gravidanza, se non interrotta, porterebbe con sé, o, semplicemente, previene il rischio di maternità mantenendo precario il rapporto di lavoro.
A fronte di tali rischi (concreti), abbiamo richiesto che al primo articolo venga inserito un nuovo ed apposito comma (il n.6), così da consentire che, in tali casi, il medico si debba astenere dal dar corso ad un aborto, richiesto ma non voluto dalla madre.
INFORMATA
Per qualsiasi intervento, anche il più banale, il personale medico è tenuto a raccogliere dal paziente quello che viene spesso definito “il consenso informato”, che, il più delle volte, si traduce in una serie di firme apposte su moduli nemmeno letti, anche perché, per il tecnicismo dei termini utilizzati, essi sono comprensibili solo a pochi. Di qui la necessità, registrata dal personale medico più professionale e coscienzioso, di accompagnare la consegna dei moduli da più ampie spiegazioni verbali, su natura, rischi e tempi dell’intervento, calibrate sul tipo di paziente e supportate da immagini (referti di radiografie, ecografie, TAC ecc.). Applicando questi stessi principi all’IVG, noi abbiamo chiesto di integrare il terzo comma all’articolo 2 per prevedere che, alla donna richiedente, vengano illustrati dal medico ginecologo (non da qualunque operatore sanitario) anche i possibili effetti collaterali dell’intervento, sia fisici sia psicologici (ad oggi già ampiamente studiati e accertati dalla scienza medica).
CONSAPEVOLE
La scelta di interrompere irrevocabilmente la vita del proprio figlio richiede non soltanto informazione, ma anche consapevolezza, e questo non solo a protezione del nascituro (che da essere umano, innocente ed ignaro, viene condannato a morte), ma anche a protezione della stessa madre (che rischia di proseguire la sua vita sotto il peso dei rimorsi e sensi di colpa). Occorre quindi essere ragionevolmente certi che la donna abbia preso questa decisione dopo aver visto una ecografia, dopo aver avuto un incontro con una associazione di aiuto alla vita nascente, dopo essere stata messa al corrente degli aiuti, anche economici, alla maternità e della possibilità di ricorrere, anche in Italia, al parto in anonimato (lasciando così che il bimbo sia adottato alla nascita) e degli ulteriori percorsi di affido o adozione. Una scelta si può definire tale solo quando alla persona viene garantita adeguata informazione di tutte le alternative esistenti. Di qui la richiesta di inserire un nuovo comma (il n.4) all’articolo 2, nel quale riaffiora la figura (completamente estranea al progetto di legge) del padre del nascituro, di cui vi “perleremo” nella prossima uscita…….….……………………………………………………….TO BE CONTINUED
Comunicato stampa
Uno di Noi
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