Negli ultimi 12 anni i castelli di Serravalle e Borgo Maggiore sono stati i più colpiti dagli incendi, con oltre la metà dei 248 fenomeni registrati dal 2010 in avanti. Il dato è contenuto nella tesi di laurea magistrale in Ingegneria Civile discussa il 10 dicembre scorso da Simone Pazzini, autore di un’analisi dalla quale è nato il primo catasto degli incendi boschivi del Titano, nell’ambito di un tirocinio che ha coinvolto l’Università degli Studi della Repubblica di San Marino e il Servizio di Protezione Civile. La tesi, illustrata nella sede universitaria del World Trade Center di Dogana, ha portato fra le altre cose alla definizione di una serie di mappe nelle quali sono state individuate, dettagliatamente, le zone della repubblica più a rischio. Fra gli elementi analizzati, oltre alle cifre sugli incendi forniti dalla Polizia Civile – Sezione Antincendio, gli orari e i mesi dell’anno in cui si sono verificati gli episodi, la collocazione degli idranti pubblici e le cause dei fenomeni. A proposito, secondo quanto riportato, “lo smaltimento di scarti vegetali dovuti alle potature di oliveti e vigneti” è stato alla base “di oltre il 54% degli eventi registrati nella serie storica 2010 - 2021. Tale pratica, oltre che essere di grande pericolo per l’incolumità pubblica, è fonte di grande inquinamento per tutto il territorio”. Oltre al catasto incendi, Pazzini ha validato due documenti già contenuti nel piano di emergenza della Protezione Civile. La “carta del potenziale pirologico su base vegetazionale” segnala le aree più critiche del Titano in base alla “propensione di un bosco a essere percorso da un incendio, individuando le cause e in particolare la definizione delle misure di prevenzione e contenimento”. La “carta di pericolosità per gli incendi di interfaccia” segnala invece le zone in cui potrebbero essere interessati, per esempio, case e uffici. Nello studio, realizzato dal 35enne residente a San Marino sotto il coordinamento del docente Roberto Mugavero e della geologa Valentina Ugolini, Pazzini rileva che alla luce dei “cambiamenti climatici previsti per i futuri decenni, con un innalzamento delle temperature, diminuzione della piovosità e un aumento di fenomeni temporaleschi intensi”, l’attività di “previsione e prevenzione potenziata con il catasto incendi boschivi emerge essere l’unica arma che l’uomo può mettere in campo per contrastare e garantire agli abitanti di quel territorio il livello di sicurezza più elevato”.