Upr: dichiarazione del consigliere Zavoli sul regolamento consigliare
Tutti ciclicamente ne parlano, i gruppi consiliari hanno mostrato volontà di riformare la materia allestendo un tavolo di confronto, che numeri alla mano, si può considerare il più duraturo e numericamente importante in termini di incontri svolti.
Ma nonostante tutto ciò in prossimità del terzo anno di legislatura nessun atto legislativo è stato ancora compiuto, ne avviato all’iter consiliare un progetto di legge.
Perché?
Ci potrebbero essere molte spiegazioni sulle quali però non è mia intenzione scendere, ne cercare responsabilità della ancora mancata chiusura del processo di riforma.
Ritengo ci siano una molteplicità di fattori di fronte ai quali penso la classe politica debba confrontarsi e darsi delle risposte.
In questo si deve considerare che la stragrande maggioranza dei componenti del Consiglio Grande e Generale non svolge attività politica in termini professionali e la affianca a una professione con precisi impegni e obblighi.
E’ normale condurre l’attività del Consiglio Grande e Generale e delle commissioni consiliari senza una specifica programmazione annuale o almeno periodica?
E’ un fatto anomalo a fronte di come chi svolge lavorativa di lavoro dipendente o libero professionale sia normalmente abituato a pianificare le assenze dal lavoro.
Al di là degli sforzi compiuti negli ultimi semestri dagli Ecc.mi Capitani Reggenti di calendarizzare le sedute del Consiglio Grande e Generale su base semestrale o all’attenzione che alcuni presidenti di commissione hanno posti alle esigenze dei membri manca una pianificazione continuativa degli impegni e degli appuntamenti istituzionali.
Vi è un ruolo eminente del Congresso di Stato nella pianificazione delle sedute del Consiglio Grande e Generale e anche nello svolgimento delle Commissioni consiliari.
Inizia a provocare situazioni di criticità l’abnorme attività legislativa condotta dal Congresso di Stato attraverso la decretazione, elemento che in alcuni casi lascia ai margini dell’attività legislativa del Consiglio Grande e Generale chiamato a intervenire solo in sede di ratifica del disposto normativo.
Altro aspetto che inizia a porsi con evidenza è anche il fenomeno dei consiglieri indipendenti, quasi il 10% del Consiglio Grande e Generale è composto da consiglieri indipendenti usciti dalle liste di origine e in alcuni casi dalle coalizioni con le quali si sono presentati dagli elettori.
Ciò che il legislatore ha voluto stabilire con la legge elettorale, programmi e coalizioni presentati prima delle elezioni, premio di maggioranza si sta lentamente sovvertendo negli accadimenti politici con inevitabili ricadute anche sul regolamento consiliare e sullo svolgimento dell’attività istituzionale.
Personalmente non ritengo che l’argomento riforma regolamento consiliare sia una priorità della legislatura, si deve però con onesta e senza ipocrisie decidere se si intende adeguare ai tempi e alle evoluzioni della politica oppure affidarsi al buon senso e applicare le norme vigenti che possano già, a mio parere, delle risposte.
UPR ha da tempo deciso unilateralmente di seguire un atteggiamento di equilibrio per l’uso dei tempi e possibilità di intervento durante l’attività consiliare.
Abbiamo cercato di coniugare il nostro ruolo istituzionale di forza di opposizione con un utilizzo equilibrato dei tempi e delle possibilità di intervenire consapevoli che non esistono leggi perfette se non c’è buon senso e consapevolezza di attraversare una fase molto complessa della vita economica e sociale del Paese.
L’opposizione deve avere spazi e diritti per esercitare il proprio ruolo negli organismi istituzionali, il Governo e la maggioranza devono avere la possibilità di esercitare il ruolo che gli elettori hanno affidato – evitando però – che il Consiglio diventi un semplice “votificio” in cui con velocità e zelo burocratico i membri ratificano le decisioni assunte dall’esecutivo.
Esiste poi il tema del trattamento economico dei consiglieri con la diretta correlazione all’attività professionale svolta. Penso che da questo punto di vista siamo forse l’unico parlamento del mondo che differenzia gli emolumenti percepiti dai membri del Consiglio Grande e Generale fra dipendenti pubblici e altre tipologie di impiego o professione.
Anche questo aspetto è un elemento obsoleto in ragione del quale da un lato si diminuisce dal un lato il costo della politica con la decurtazione degli emolumenti e dei contributi alle forze politiche e dall’altro si aumenta il costo per le casse pubbliche se aumenta l’attività istituzionale dei soggetti che per prendervi parte usufruiscono di permessi istituzionali pagati.
Non per nulla questo argomento è uno degli elementi su i quali non c’è stato unità di vedute nel tavolo di confronto fra i gruppi consiliari.
Ritengo in sintesi sia necessario avviare l’iter legislativo del provvedimenti di riforma del regolamento consiliare.
Roger Zavoli
Consigliere Unione per la Repubblica