Usc. Il governo: uno dei tanti senza coraggio in un paese che va alla deriva
Dopo anni di chiacchiere continuiamo ad illuderci che andrà tutto bene e così facendo nessuno è disposto a fare un passo indietro o a “sacrificarsi” per il bene del Paese continuando a parlare di diritti acquisiti e intoccabili e mai di doveri. Il primo dovere da parte di ogni imprenditore è di far quadrare il bilancio della propria azienda. Se diminuiscono le entrate si deve necessariamente diminuire le uscite o eseguire un’attenta valutazione delle stesse. La stessa regola deve essere applicata al bilancio dello Stato. Continuare a sperperare le poche risorse rimaste senza applicare un drastico ridimensionamento della spesa pubblica, non più rinviabile, non è accettabile. Non ce lo possiamo più permettere. Così come non è accettabile continuare ad illudere i lavoratori che “certi” ruoli e diritti siano intoccabili. Tutti, nessuno escluso, dobbiamo maturare la consapevolezza che ci aspettano anni di ricostruzione, soprattutto sociale, dove ognuno dovrà fare la propria parte di sacrifici. Ci aspettiamo dalle Istituzioni quell’atto di coraggio che nessuno ha mai avuto volto ad una capacità di ascolto di tutte le parti di questo Paese, di una capacità o di una volontà, a non cedere alle solite “pressioni” che vengono attuate da parte di alcune organizzazioni ad ogni minimo cenno di cambiamento,. Siamo consapevoli che l’economia interna subirà un ridimensionamento, ma l’obiettivo è di ritornare ad essere un Paese competitivo, con regole CERTE in ogni settore, riducendo costi bancari, commissioni Carte di Credito, affitti, costo del lavoro ecc. e con un sistema bancario in grado di sostenere la ripresa delle Imprese. Questa è l’unica strada per tornare ad essere un Paese attrattivo, creare quella sana economia sia per le aziende esistenti sia per i possibili nuovi investitori e bloccare la fuga costante di capitali dai nostri istituti bancari. La fiducia si guadagna con fatti concreti e con la volontà di cambiare un sistema malato che ci ha condotti allo stato attuale. E’ d’obbligo una seria riflessione: l’economia non si inventa. O c’è la volontà di cambiare il sistema e l’immagine del nostro Paese con atti concreti o si muore. Il tempo dei giochi di potere è finito ma prima di accettare il fallimento del nostro Paese, noi diciamo : rimbocchiamoci le maniche concretamente TUTTI, dobbiamo esserne capaci.