Siamo sicuri che i provvedimenti emessi per contrastare la diffusione della pandemia da COVID-19 hanno prodotto, o produrranno, i risultati sperati? Nella consapevolezza del perdurare dello stato di emergenza soprattutto all'interno delle nostre strutture sanitarie, cogliamo l'occasione per ringraziare tutto il personale sanitario per l'immenso lavoro che sta svolgendo ma ci poniamo anche qualche semplice domanda: Premettendo che Unione Sammarinese Commercio e Turismo ha appreso il contenuto dell'ultimo DL a pubblicazione avvenuta, che indiscrezioni sono circolate nel Paese dai giorni precedenti alla pubblicazione provocando notevoli malumori nella popolazione, ci chiediamo: siamo certi che continuare a colpire le attività aperte al pubblico produrrà l'effetto sperato di ridurre la trasmissione del virus COVID-19? Abbiamo la certezza che i luoghi di aggregazione siano le attività aperte al pubblico grandi o piccole che siano? Siamo consapevoli di cosa produrrà in termini di ulteriori perdite di introiti, quest’ultima disposizione, in uno dei settori maggiormente colpiti come quello commerciale? Riteniamo, al contrario, che gli operatori economici all’interno delle proprie strutture abbiano, giustamente, già ampiamente dimostrato di attenersi alle disposizioni sanitarie imposte dalle Istituzioni, al fine di salvaguardare in primis se stessi, i propri dipendenti e la propria clientela, consapevoli che un “caso di positività” all’interno della propria attività commerciale porterebbero alla possibile chiusura preventiva della stessa. Visto il mancato coinvolgimento preventivo alla stesura dell’ultimo DL, non riusciamo a comprendere quale sia la ragione o cosa produrrà in termini di benefici sanitari la chiusura nei fine settimana e festivi di strutture commerciali più ampie di 300mq o delle attività all’interno dei centri commerciali, precisando che USC fin dall’inizio della pandemia , ha sempre preteso controlli puntuali chiedendo di evitare qualsiasi discrezionalità e il rispetto delle normative vigenti, sia da parte degli operatori sia da parte della clientela come distanziamento, sanificazione e dispositivi di protezione ecc. E’ ampiamente dimostrato, da un anno a questa parte, che non è limitando gli orari di apertura delle attività o transennando “le altalene nei parchi “che si previene il contagio, men che meno servono i “pubblici proclami”. Continuare a disporre orari di apertura e chiusura ad alcune attività e limitare la circolazione delle persone pare non abbia prodotto i risultati sperati. Sarebbe più opportuno “diluire” le affluenze, evitando concentrazioni di persone in fasce di orario brevi contrastando realmente i comportamenti scorretti del singolo al fine di prevenire il contagio. Dal nostro punto di vista ciò che serve è una concreta e reale constatazione del fatto da parte di chi è deputato ai controlli in merito al rispetto delle disposizioni e alle prescrizioni sanitarie che devono essere rispettate da chiunque e non solo imposte agli esercenti, sia in luoghi chiusi che in luoghi all'aperto. Questo deve avvenire e deve essere rispettato anche da parte di qualsiasi avventore o libero cittadino e di conseguenza fatto rispettare dalle Istituzioni con la concreta e reale constatazione del fatto.
c.s. Usc