Usl: patrimoniale, strumento recessivo con effetti negativi su aziende e famiglie
Allo stesso modo un effetto particolarmente preoccupante, potrebbe essere quello di minare la fiducia di potenziali investitori intenzionati a spostare il loro centro interessi in Repubblica, vista la possibilità di tassare gli eventuali capitali esteri.
Con l’introduzione della patrimoniale, quindi si rischia di mettere in ulteriore sofferenza le ditte sane ed oneste, con la stabile organizzazione in territorio e di impoverire tutti quei cittadini che hanno investito i propri risparmi nella abitazione di residenza.
Abitazione di residenza, che, per la nostra organizzazione, è, e dovrà rimanere un bene sul quale non si deve assolutamente intervenire dal punto di vista fiscale.
Quindi, pur riconoscendo lo stato di sofferenza in cui versano le casse dello Stato, riteniamo che l’introduzione di misure simili possano alimentare una pericolosa spirale recessiva.
Non è peraltro chiaro, dal punto di vista del metodo, in termini di programmazione, in quale capitolo di spesa verranno destinati gli eventuali introiti derivanti da tale manovra, per cui, in qualità di organizzazione sindacale rappresentante le esigenze e le istanze di migliaia di lavoratori e pensionati, l’USL chiede di partecipare al monitoraggio della gestione dei circa quindici milioni di euro che verranno recuperati dalla patrimoniale, così come indicato dalle stime effettuate dalla Segreteria alle Finanze.
Ci si attende infatti che tali risorse vadano investite in misure concrete di rilancio della nostra economia e non per finanziare la spesa corrente, incrementando ulteriormente la perdurante situazione di crisi economica nella quale versa la Repubblica di San Marino.
In un’ottica di trasparenza e valorizzazione della concertazione sociale, al fine di definire obiettivi comuni fra governo e parti sociali e mettere in campo comportamenti conseguenti, crediamo che garantire la piena tracciabilità delle risorse derivanti dalla patrimoniale sia un dovere fondamentale nei confronti dei cittadini chiamati a sostenere tale sacrificio.
Un provvedimento quindi, che dal nostro punto di vista va assolutamente rivisto considerato l’aggravio dell’onere fiscale introdotto a carico di aziende che creano ricchezza nel paese, lavoratori dipendenti e dei pensionati, perseverando al contrario nel non voler perseguire un’effettiva emersione dei redditi e quindi una reale ed effettiva equità fiscale, così come ribadito a chiare lettere durante i lavori del nostro 3° Congresso Confederale svoltosi il 13 e 14 aprile scorso.