Vanessa D'ambrosio su Pdl Ivg
Ieri negli Stati Uniti è trapelata una bozza di parere (pubblicata su Politico) della Corte Suprema americana che indica un sostanziale ribaltamento della storica sentenza del 1973, Roe v. Wade, che ha legalizzato l’aborto a livello nazionale. Se la Corte Suprema, che – è bene ricordare – in questo momento ha una maggioranza conservatrice, annullasse la sentenza Roe v. Wade, i singoli Stati sarebbero autorizzati a vietare l'aborto e, in un attimo - a causa degli statuti già pubblicati e delle leggi "trigger" pensate per tale evenienza - l'aborto sarebbe illegale in 22 stati. L’accesso all’aborto sicuro sarebbe illegale. Come troppo spesso accade, i diritti delle donne vengono messi in discussione e il metro per misurare queste limitazioni si gioca sempre sui loro corpi, sulla loro integrità ed autodeterminazione. Ciò che sta accadendo negli Stati Uniti è l’ennesimo atto di un’ondata globale di messa in discussione dei diritti delle donne, di negazione, di limitazione e ci riporta prepotentemente all’urgenza di avere una buona legge che regolamenti in maniera chiara l’interruzione volontaria di gravidanza e che assicuri il diritto di accedere ad un’IVG sicura a tutte le donne. È ormai di una settimana fa la discussione in prima lettura in Consiglio Grande e Generale del progetto di legge firmato da tre Segreterie di Stato (Giustizia, Interni, Sanità) e i dubbi, sia sul livello generale degli interventi sia sul testo di legge, sono molti. Dubbi sulla reale volontà di fare una legge adeguata, solida e, soprattutto, applicabile. Dubbi perché, se da una legge di iniziativa popolare ci si può aspettare un testo non completamente sviluppato o completo, questo proporre un articolato minimale e fortemente lacunoso non può essere accettato se il progetto in questione è firmato dalle Segreterie di Stato (tre, per l’occasione): in questo caso c’è una totale mancanza di rispetto verso la cittadinanza. Il testo del progetto di legge che adesso vedrà la fase di emendamenti in Commissione IV (ovvero Sanità), è striminzito, limitato al solo recepimento del quesito referendario, senza aver tenuto conto non solo del dibattito ma di tutte le occasioni in cui le promotrici del referendum si sono confrontate e hanno messo a disposizione momenti di approfondimento di alto livello. Quel testo, così minimale, rappresenta la volontà di delegare ad altri l’onere di costruire un testo di legge accettabile. Sembra l’ennesimo tentativo conservatore di non voler ammettere un diritto, riconosciuto a livello internazionale e nei consessi in cui San Marino è presente (e attenzionato per questo). Scrivere una legge – proposta da tre Segreterie di Stato, è bene sempre tenere a mente questo aspetto – attribuendo valore totalmente qualificante e costruttivo ai soli emendamenti significa rischiare di non avere una buona legge, perché il terreno delle modifiche non si fa sulla competenza o sulla responsabilità, ma sull’accordo tra partiti e gruppi consiliari. Compromessi quasi sempre al ribasso, in barba a quelle 11.119 persone che il 26 settembre hanno votato “sì” al referendum. Il mio auspicio è che prima della Commissione ci sia un confronto reale e concreto, che tratti in maniera coerente tutti quegli aspetti che nel progetto o sono solo abbozzati o sono stati completamente ignorati ma sui quali si gioca l’effettiva capacità applicativa della legge: la privacy, l’obiezione di coscienza, il dovere nel garantire in qualunque momento l’accesso all’IVG all’interno dell’Ospedale di Stato (tema che si lega a doppio filo con l’obiezione di coscienza, in questo i casi italiani ci dovrebbero insegnare molto), i consultori, la tutela della maternità, l’educazione sessuale e affettiva, la contraccezione. Il tempo dell’essere pro o contro è finito il 26 settembre 2021, quel dibattito - che purtroppo risentiremo in Commissione e in seconda lettura- è concluso. Ora è il momento di fare una legge completa, avanzata e realmente applicabile. È tempo di lasciare fuori dal confine – finalmente – i venti retrogradi che vogliono non solo negare l’accesso ad un’IVG sicuro, ma imporre ancora una volta una visione distorta della donna quale essere umano con il diritto all’autodeterminazione.
Vanessa D’Ambrosio
p. Area Democratica
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