Come era nelle previsioni, il COVId-19 si sta diffondendo velocemente in tutto il mondo. D’altra parte non poteva essere che così, considerando che si tratta di un virus nuovo, “emergente” secondo la definizione della medicina, che incontra quindi la popolazione del tutto suscettibile, priva cioè di ogni tipo di difesa immunitaria. Contrariamente a SARS e MERS, le altre severe infezioni da coronavirus, questo virus ha dimostrato un’alta contagiosità. Non vi è più alcun dubbio si tratti di pandemia, cioè di un’epidemia che interessa tutto il globo e che lascerà un carico di malati e morti molto significativo. Non solo l’Africa, ma anche gli stati Uniti sembrano essere piuttosto impreparati ad affrontare questa emergenza. Certamente le misure draconiane imposte dalla Cina ben difficilmente potranno essere messe in atto dagli stati Uniti, dove per giunta l’assistenza sanitaria non viene garantita a tutti i cittadini. Enorme sarà pertanto lo shock che subirà il paese più industrializzato e ricco del mondo. Non è certo per giunta se la pandemia avrà una o più ondate come avvenne per esempio per la pandemia influenzale, chiamata “Spagnola” del 1918-19. E’ possibile infatti che ad una prima ondata, ne seguirà un’altra in quanto una parte della popolazione probabilmente non sarà contagiata e rimarrà suscettibile di ammalarsi in seguito. Quando un’epidemia decresce e si esaurisce? Quando l’agente patogeno, il virus in questo caso, non trova più persone da infettare o ne trova molto meno e quindi non può diffondersi. Dando quindi per scontato che l’infezione interesserà tutto il pianeta, non si può escludere che in mancanza di farmaci specifici e di vaccini si assista ad una seconda ondata che investirà ancora la Cina da dove è partita la pandemia. Quello che gli Stati e la Scienza possono offrire alla comunità è attualmente ben poca cosa: il distanziamento sociale, la quarantena, i cordoni sanitari, il sequestro domiciliare, i lazzaretti, tutte misure utilizzate nei secoli passati dagli stati, a cominciare dalla Repubblica di Venezia, per fronteggiare la peste, il vaiolo, il colera e tutte le altre grandi pestilenze. Per predire se vi sarà una seconda ondata mancano informazioni importanti: non sappiamo il reale numero di contagiati, non essendo possibile fare il test a tutta la popolazione, e non sappiamo se l’infezione conferisce un’immunità e quanto tempo duri. Nel pieno dell’emergenza tutti gli sforzi sono concentrati sul contenimento dell’infezione, ma non si può non fare una riflessione sul perché si viva questa situazione. Se il focolaio di Wuhan fosse stato isolato, forse il mondo non avrebbe vissuto questa catastrofe. La Cina ha ritardato non poco nell’identificare l’epidemia, prenderla in seria considerazione e porre il cordone sanitario intorno a Wuhan. Lo ha fatto dopo aver lasciato andare qualche milione di abitanti che si sono sparsi nel resto della Cina e del mondo. Inoltre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato con ritardo lo stato di emergenza internazionale e soprattutto non ha posto la condizione di Travel Restriction, la restrizione di ogni tipo di viaggio in entrata e in uscita dalla Cina. Il blocco di voli da e per la Cina che l’Italia aveva imposto era ormai una misura insufficiente a fermare l’entrata nel paese dei cinesi e la conseguente diffusione dell’epidemia.
Walter Pasini Direttore Centro di Travel Medicine and Global Health