Acquisizione CIS: aperto, a Rimini, fascicolo per truffa. Sarebbero 4 gli indagati. Marino Grandoni: già depositata, in Lussemburgo, "denuncia nei confronti di Turki"
Dopo le denunce per truffa di Ali Turki, indaga il Sostituto Procuratore di Rimini Davide Ercolani. Tra gli iscritti nel registro - riporta il Corriere Romagna - anche Flavio Pelliccioni. "Ignoro le contestazioni - afferma - che mi verrebbero rivolte"
“E' grave il fatto che al mio assistito siano stati sottratti più di 30 milioni, e questo merita una giusta reazione da parte dell'Autorità Giudiziaria”. Così il legale di Ali Turki, Stefano Caroli, ha commentato la notizia – rilanciata oggi dal “Corriere Romagna” - dell'apertura di un fascicolo, da parte del PM Davide Ercolani, sulla vicenda riguardante l'acquisizione per 92 milioni di euro, mai concretizzatasi, di Banca CIS. I nomi che sarebbero iscritti nel registro degli indagati, a Rimini, “fanno rumore”: l'Ingegner Marino Grandoni; l'ex AD di Banca CIS, Daniele Guidi; oltre a Flavio Pelliccioni e all'egiziano Mohamed Ali Ashraf. Quest'ultimo avrebbe ricevuto dal saudita un prestito da 12 milioni e mezzo di euro, utilizzati in realtà – secondo la ricostruzione di Turki, riportata dall'articolo -, per ripianare un debito contratto dallo stesso Ashraf con il CIS. Ma la doglianza principale resta forse quella dei 15 milioni di anticipo, versati dopo l'intesa sull'acquisto, e che sarebbero stati invece utilizzati subito – in base alle “prove raccolte da Turki”, citate dal Corriere – “per dare un po' di ossigeno” all'istituto di credito. L'avvocato Caroli, già in precedenza, aveva sottolineato come, durante la trattativa, fossero state taciute informazioni importanti sullo stato della banca. Il successivo commissariamento del CIS, in questo senso, potrebbe costituire un “argomento” significativo per l'imprenditore saudita, che si ritiene truffato, e il cui legale, a dicembre, aveva presentato due denunce: sul Titano e in Italia. Quest'ultima poiché gli incontri – per definire i termini dell'operazione CIS – si sarebbero tenuti all'Hotel Des Bains di Riccione dove, all'epoca, risiedeva Ali Turki. Indagini sono in corso anche in Repubblica, sottolinea l'Avvocato Caroli. Dura, però, la risposta di Marino Grandoni, che innanzitutto precisa di non aver ancora ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria. “Tuttavia – scrive in una nota – non stupirebbe un'azione legale temeraria, più volte minacciata dal signor Turki e dal suo avvocato, al solo fine di intimidire il sottoscritto”. Il patron di Banca CIS ricorda allora di avere da tempo depositato, come Leiton Holding presso il tribunale lussemburghese, una denuncia per inadempienze contrattuali, nei confronti del saudita. Quest'ultimo, afferma Grandoni, non era il “facoltoso imprenditore” “che diceva di essere, bensì un personaggio estremamente controverso, del quale parrebbe dubbia anche l'identità”. “Se avessi avuto coscienza di ciò non avrei mai intrapreso alcun rapporto o trattativa con lui”. Grandoni si dice infine disponibile a “fornire tutti i chiarimenti che dovessero essere richiesti dalla Magistratura compente”. Da registrare anche la replica di Flavio Pelliccioni. Nel febbraio scorso, ai nostri microfoni, Turki aveva fatto proprio il suo nome, insieme a quello di Ashraf, per indicare chi lo aveva “introdotto” in Repubblica. “Apprendo con stupore dagli organi di informazione la notizia che sarei indagato dalla Procura di Rimini”, afferma il sammarinese, che si dice “assolutamente certo di non aver in alcun modo posto in essere condotte degne di attenzione da parte della Magistratura”. “Ignoro le contestazioni che mi verrebbero rivolte”, così come “la natura ed il tenore della controversia tra il signor Turki e Banca CIS”. “Reagirò con fermezza ad ogni iniziativa che reputo infondata e perciò calunniosa”. “Chi ha osato coinvolgermi in questa vicenda – aggiunge Pelliccioni, che ha già incaricato il suo legale di tutelarlo in ogni forma e sede – dovrà assumersi le sue responsabilità”.