Berti resta in carcere: pericolo di inquinamento prove

“Siamo allibiti”: questo il primo commento degli avvocati componenti il collegio difensivo di Pietro Berti quando hanno ricevuto l'atto con cui il Commissario della Legge Laura Di Bona respingeva la scarcerazione o gli arresti domiciliari. Secondo l'inquirente sussiste, infatti, il pericolo di inquinamento delle prove. Inoltre, Berti, nel lungo interrogatorio già svolto in carcere, non avrebbe ammesso nulla di quanto contestato. Il collegio difensivo del medico, fin dall'inizio, aveva puntato l'indice anche verso Istituto di Sicurezza Sociale che, prima dell'arresto, aveva già avviato un'azione disciplinare – al momento sospesa – contro il medico. Ed è certo che il magistrato Di Bona oltre a sentire le presunte vittime delle molestie abbia ascoltato anche il Direttore Sanitario Iss Dario Manzaroli. Gli avvocati del collegio difensivo di Pietro Berti intanto sono già al lavoro per l'impugnazione dell'ordinanza della Di Bona, che sarà presentata verosimilmente lunedì 24 febbraio. “Riteniamo – precisa l'avvocato Tania Ercolani, a nome di tutto il collegio difensivo del medico - che la misura applicata a Berti sia, già in origine, abnorme, ed è quindi ingiustificato il protrarsi della carcerazione. Soprattuto perchè – aggiunge Ercolani – la motivazione addotta dal magistrato per respingere la scarcerazione è giustificata in maniera preponderante al rischio di inquinamento delle prove, anche se le prove che allo stato riteneva di dover assumere, risulta siano state acquisite".

Luca Salvatori

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