GIUDIZIARIA

Bilancio Carisp 2016 da -534 milioni: ex Presidente Romito a processo

Rinviati a giudizio anche ex consiglieri del cda Cartanese, Borri e Colella. Ipotesi di reato di amministrazione infedele o truffa aggravata allo Stato. Per il perito del giudice inquirente: significative criticità ed anomalie

Il rinvio a giudizio per l'ex Presidente Nicolino Romito e per gli ex consiglieri di amministrazione di Cassa di Risparmio Giuliana Michela Cartanese, Luigi Borri e Massimo Cotella, è arrivato a fine giugno e il reato ipotizzato è amministrazione infedele o, in alternativa, truffa aggravata ai danni dello Stato. I fatti riguardano il bilancio Carisp 2016 dopo la rettifica, operata dal cda all'epoca neonominato, che determinò un passivo da 534milioni di euro, a fronte dei 77.455.430 del progetto di bilancio originario redatto dal cda precedente. Il Commissario della legge inquirente Elisa Beccari evidenzia come tutti i rinviati a giudizio, espressione della maggioranza nel cda dell'epoca, rispondessero direttamente al finanziere materano Francesco Confuorti che contemporaneamente aveva rapporti con i membri della vigilanza di Banca Centrale, coi quali è accusato di associazione a delinquere in un altro processo. Secondo il perito del giudice inquirente il bilancio da -534 milioni è viziato da significative criticità ed anomalie, in particolare per l'utilizzo del criterio di “massima prudenza valutativa” dei crediti, compresi quelli, ingentissimi, riferibili al Gruppo Delta. Sotto accusa, nel rinvio a giudizio, anche il cosiddetto metodo di lavoro per 'comitati' ovvero organismi, definiti illegittimi dalla giurisprudenza civile, dai quali erano estromessi i membri del cda Filippo Francini, Marcello Forcellini e Andrea Rosa: nessuno dei tre risulta infatti coinvolto nel procedimento penale. Partecipavano invece all'attività dei comitati rappresentanti delle società di consulenza, anch'essi, in parte – stando all'accusa - sotto l'influenza del finanziere Confuorti. Il bilancio da -534 milioni di Carisp produsse effetti sulla successiva vendita del pacchetto di Npl “Arcade” afferente al Gruppo Delta che venne ceduto per 165 milioni di euro a fronte di 2.2 miliardi di valore iniziale.

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