Bonifico BCS arriva in appello, nessuno degli imputati presenti. Sergio Gemma è morto qualche giorno fa
Sergio Gemma è morto la scorsa settimana. “Un tempo si parlava di crepacuore, oggi la scienza fornisce altre spiegazioni ma chissà” ha detto in aula il suo avvocato, Tamburini, passato ad affiancare Bacciocchi nella difesa di Otello Carli, nel secondo grado di un processo che ha segnato la storia recente di San Marino, legato attorno alla Banca Commerciale sammarinese e nel caso specifico all'ormai famoso bonifico da 1 milione e 200 mila effettuato in regime di blocco dei pagamenti e finito sul conto della finanziaria Infrastrutture di cui erano soci l'ex segretaria di Galan, Claudia Minutillo e l'ex console Colombelli. In primo grado i due ex commissari e Mario Giannini, (difeso dall'avvocato Gianna Burgagni che anche oggi ha insistito sulla marginalità della posizione dell'ex direttore di Banca Centrale) vennero condannati a 7 mesi di prigionia ed 1 anno e 3 mesi di interdizione. Per quel caso, che ha avuto notevole risalto mediatico, venne rinviato a giudizio anche Antonio Gumina, ex Capo della Vigilanza, che morì a fine 2015, prima che il processo iniziasse. Sergio Gemma ha invece reso dichiarazioni spontanee fino all'ultimo udienza, prima di una sentenza che oggi i legali della difesa hanno definito 'follia giuridica'e che al giudice Brunelli chiedono di riformare, perché lacunosa, perché colpisce solo qualcuno, perché non ci sono prove per una condanna e neanche per congetture logiche. Per i legali anche l'occasione per ribadire l'importanza di rispettare la regolarità del processo penale in tutte le sue fasi: tanto che l'avvocato Bacchiocchi ha chiesto la nullità del decreto di citazione d'appello. Sul caso si allunga l'ombra della prescrizione, ed è anche questo diventa occasione per i legali di puntare il dito sulle lungaggini della fase istruttoria. In secondo grado anche il caso Seven Eleven, che ha visto la condanna ad un anno per l'imprenditore Giorgio Manuzzi, vicenda che destò scalpore sul Titano quando la procura di Forlì fece una rogatoria ed il Pm Di Vizio partecipò alle perquisizioni presso la sede sammarinese della società, ed una di riciclaggio di denaro di truffe in competizioni sportive. Il caso si concluse con una sentenza di condanna ed una di assoluzione: la rarità sta nel fatto che a chiedere appello è stato il procuratore del fisco, affinché il concorso in riciclaggio venga contestato anche a chi, per quanto con formula dubitativa, è uscito indenne dal primo grado.