GIUDIZIARIA

Caso Titoli: le conclusioni delle Difese di 4 imputati; ripercorsi vari filoni di inchiesta

Un avvocato di Ugo Granata ha riferito come il finanziere Confuorti fosse stato presentato al proprio assistito come “advisor” del Governo. Lunedì le ultime arringhe; si attenderà poi la sentenza

Mai vista in questo procedimento l'Aula semivuota; era del resto un passaggio interlocutorio quello odierno, in vista del fatidico 8 luglio: quando il “processo dell'anno” giungerà verosimilmente a sentenza, dopo le ultimissime arringhe. Oggi quelle degli avvocati di 4 imputati; per due dei quali – presenti all'udienza – la Procura del Fisco aveva chiesto un'assoluzione con formula dubitativa. Strada teoricamente in discesa, allora, innanzitutto per Marco Mularoni; all'epoca vicedirettore del CIS, e descritto nelle conclusioni come una persona specchiata, un “semplice funzionario fedele”, estraneo alla concessione di crediti anomali. E che da anni – ha rimarcato uno dei legali – si domanda “con enorme sofferenza” perché alla sbarra vi sia lui e non altri”. Medesimo quesito posto dagli avvocati di Roberto Venturini, già commissario straordinario di Asset e accusato – è stato detto – di un “reato dinosauro”, scomparso da decenni dall'ordinamento italiano: l'interesse privato in atti d'ufficio.

Respinte anche in punto di diritto le contestazioni; come l'ipotesi di aver contribuito ad arrecare pregiudizio alla banca per la fuoriuscita di liquidità. Piuttosto si è parlato in generale di posizione “del tutto marginale ed estranea”; sentiamo di essere “capitati per caso in questo processo”. Sia per Mularoni che per Venturini sono state invocate come prevedibile assoluzioni con la formula più ampia. Così per Ugo Granata; a fronte, però – in questo caso –, di una richiesta di condanna da parte del PF a 6 anni di prigionia. L'avvocato dell'ex membro del coordinamento di vigilanza di Banca Centrale è partito da considerazioni generali; dalle asserite responsabilità della politica per la proliferazione di istituti di credito ad inizio anni 2000.

Ha poi ricordato come fosse stato proprio il suo assistito a rivelare di essere stato chiamato da Confuorti, per la selezione. E di non aver percepito nulla di strano, poiché il finanziere di “Advantage Financial” sarebbe stato a lui presentato come “advisor del Governo”. Una sorta di “peccato originale”, perché si è poi sempre “dato per scontato” – ha sottolineato il legale - che Granata agisse su suo ordine. Ripercorsi nell'arringa una serie di aspetti chiave del processo: dalla parabola Asset alla vicenda Ali Turki, all'erogazione di liquidità al CIS. Non vi fu né dolo né interesse personale – è stato detto – nell'agire dell'imputato; definito un “funzionario in buona fede”.

A chiudere la giornata una legale di Roberto Moretti, che si è subito soffermata sul decreto di parziale archiviazione – poi impugnato - che a fine 2020 parve “depotenziare” la portata del procedimento. All'epoca – ha osservato - il PF era “d'accordo” sullo stralcio della posizione dell'ex direttore di BCSM; salvo poi - lunedì scorso – richiedere una condanna a 7 anni e mezzo di prigionia. E ciò – secondo la Difesa – a fronte di una sostanziale mancanza di atti istruttori nuovi dopo la riapertura delle indagini. Stigmatizzata allora l'omessa astensione del Procuratore del Fisco. La legale – oltre alle contestazioni di fatto e di diritto sulle accuse - si è poi accodata ad una questione di costituzionalità già sollevata; lamentando una lesione del diritto di difesa, per l'asserita mancata notifica agli imputati dell'impugnazione all'allora decreto di archiviazione.

Le richieste finali verranno formalizzate lunedì da un altro avvocato dell'imputato. Toccherà poi alle Difese Mazzeo e Guidi, prima dell'atteso responso del Giudice Vico Valentini.

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